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D’ARISTOFANE. 239
Co.
Il dico io.
Ble.
Ogni cosa hanno preordinata à loro, che erano in cura à i citadini.
Co.
Queste cose, cosi stanno.
Ble.
Piu non andarò io a’l giudicio, ma gli anderà mia moglie.
Co.
Ne notrirai quelli figlij, ch’hai, ma ben tua moglie
Ble.
Ne mi bisogna piu sospirare la mattina à buon’hora.
Co.
Per Giove si, che queste cose sono in cura à le donne, e tu con sospiri pettegiando ne starai à casa.
Ble.
Quello poi ne saria grave, se pigliassero le briglie de la cità, e ne facessero star sogetti.
Co.
A che proposito? à far che?
Ble.
A mover loro medesime.
Co.
Se non potremo?
Ble.
Che elle non ne daghino il desinare.
Co.
Tu per Giove farai, che mangiamo, e si moviamo insieme.
Ble.
Questo è gravissimo a’l vivere.
Co.
Se questo sarà utile à la cità, bisogna che l’huomo il facia, e è un certo parlare trà vecchij, che ogni cosa crediamo si dover esser meglio, le quali consultiamosi inscitamente anchor che sijno cose pazze, e rozze, nondimeno sono utili ò Minerua, e ò dei. raccommandomi. stà sano.
Ble.
Tu ò Chreme.
Cr.
Entra, vien inanti, non gli è qualche huomo, il