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d'aristofane. 218
M.
Di molte & antiche le quali à l’hora lasciò, primamente t’hà interrogato che fà Sofocle?
T.
O felice, egli patisce una maravigliosa cosa,
M.
Che?
T.
Di Sofocle ne vien Simonide.
M.
Simonide? in che maniera?
T.
Che vecchio sendo & marcido per guadagnare egli naviga sù una stuora.
M.
Che quel Cratino è savio?
T.
E morto, che i Laconi l’hanno assaltato.
M.
Che gli è intravenuto?
T.
Che? Pallido è venuto, imperoche non tolerava à vedere un' urna rotta piena di vino, & altre cose che poi pensare farsi per la cità. Però non ti lasciaremo ò regina mai per alcun tempo.
M.
Hor piglia il frutto di queste cose, questa moglie tua con la quale stando ne li campi ti farai d’iracemelli.
T.
Vien qua ó dilettissima, & baciami, parerò io messer Mercurio offenderti in alcuna cosa, spingendo sù il frutto?
M.
Non, se beverai la bevanda blechonia: ma prestissi mamète guida questa speculatione pigliandola cõ consilio à colui, di che l’era prima.
T.
O consiglio beato di speculatione, quanto bruodo di tre dì sorberai? quante interiori divorerai, & carni cotte? hor ò diletto Mercurio da senno alegrati.

E ij M.