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LA PACE
quadrelli, e che si serino il buco.
- Ser.
- Non tacerò io mai se non mi dici, dove vuoi volare.
- Tri.
- Che in altro luogo, che à Giove in cielo?
- Ser.
- Che openione è la tua?
- Tri.
- Gli voglio dire, che vuol fare de tutti i Greci.
- Ser.
- Se non, l’accusarai?
- Tri.
- L’accusarò lui che vuol dare la Grecia à i Medi.
- Ser.
- Per Dionisio, non farà mai vivendo io.
- Tri.
- Altro non gli è se non questo, oime, oime, oime, ò figlie il padre abandonandovi se ne và via nascosamente a’l cielo. pregate il padre ò infelici abandonate.
- Fig.
- O padre ò padre, vera è la fama in casa nostra, che lasciandomi con gli ucelli vuoi andare à i corvi? è niente di vero? dimilo ò padre, se mi ami.
- Tri.
- Egli è da pensare ò figliuole. di questo vero mi condoglio con voi quando cercarete de’l pane, papa mi domandarete. in casa non era poco argento, e se io ben facendo tornerò anchora, haverete à l’hora una fugazza grande, e un pugno cotto in essa.
- Fig.
- che via farai? nave certo non ti guidarà à tal via.
- Tri.
- Un cavallin che vola. non pagherò io nollo.
- Fig.
- Poi che openion è la tua ò patercino, cavalcando il Cantaro spingerlo à i dei?
- Tri.
- Ne le favole d’Esopo s’è trovato un solo ucello andar