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d'aristofane. 152
Co.
Bisogna che costui dica qualche cosa nuova de’l nostro gimnasio, à ciò che appari d’esservi.
Bd.
Che mi portà quà una cista presto?
Co.
Tu parerai quello che serai, se non vorrai dire contra questo giovane, imperò che tu vedi che hai gran battaglia: et d'ogni cosa (e ciò non accadi) costui vuol vincere.
Bd.
Di quello che dirai semplicemente, ne scriverò io et farò un memoriale.
Filo.
Che cosa dicete voi, se costui mi vincerà ne’l disputare?
Bd.
Non piu è utile la moltitudine d’i vecchi, ne pur un poco, però che se siamo ingiuriati portando li rami per tutte le vie, onde siamo chiamati, cortici de congiurationi. hor ciascuno, che vuoi contradire à la domination nostra, confidandoti, dimandane ad ogn’uno.
Filo.
E subito da li prigioni ti mostrerò che la domination nostra non è minore di nessun’altra. Che cosa è più fortunata, ò beata de’l giudice? ò animale piu delicato, ò piu vehemente, massime sendo vecchio? il quale subito da’l letto ne i tavolati l’osservano gli huomini grandi, et di quatro brazzi. Et quando io vengo , mi isporge la ternera mano, robatrice de le cose publice. Et mi pregano con intsantia, gementi con voce miserabile: habi misericordia di me ò padre, prego ti se mai anchora tu robasti pur qualche cosa, ò signore de la

domina-