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LE VESPE
mo in casa. Ei ne ha commandato a noi, che custodiamo suo padre, che dormiamo dentro, a ciò che'l non riuscisca: il quale ha un gran male, O estraneo: il quale nessuno mai il consolerà, ne intenderà, se non udirete noi: Aminia quello di Pronapo, dice che egli è il medesimo Filocibo.
- So.
- Non dice niente,
- Sa.
- Per Giove. Ma da se medesimo pensa il male.
- So.
- Nò. Ma Filo è principio de'l suo male.
- Sa.
- Tu dici Sosia à Dercilo, che egli è Filopota.
- So.
- A nessun modo, imperò che questo male è da huomo da bene.
- Sa.
- Poi Nicostrato scambonide dice essere Filothita, ò Filosseno.
- So.
- A'l sangue d'un cane ò Nicostrato, non è Filosseno, imperò che questo Filosseno è cinedo.
- Sa.
- Vanamente parlate voi, ciò che non trovarete, ma se vuoleta saperlo tacete voi, ch'io dirò che male ha il patrone: è Fililiaste, come nessun'altro huomo. Molto desiderava di giudicare, sospira s'egli non siede ne'l primo luogo, ogni notte vede non poco sogno: me se'l dorme, nondimeno la mente gli vola di notte circa l'horoloio. Ma per esser solito hiuer il calculo, tenendo tre diti, se ne leva come se ponesse l'incenso à la Numenia, O per Giove fe'l vede scritto in alcun luogo, in se una porta Pirolampus buono popolo, andatoli apresso gli scrive il buon calculo. Ha detto che'l gallo, che