Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/285


LE VESPE
So.
Anche tu pasci meco insieme il medesimo Dionisio, e pur adesso un sonno dormitorio Medo ne le palpebre mi ha perseguito. et veramente ho io visto un meraviglioso insogno, et certamente di tal forte mai più ne vidi.
So.
Dì tu prima.
Sa.
Io mi stimava, che quell’aquila grandiβima, che volava ne’l foro pigliando il scuto con le ongie, che ella il volesse portare in cielo, & che Cleonimo poi volesse gettarlo giu.
So.
Nessun dubbio ne dà Cleonimo, in che modo alcuno contarà à li compotatori, che quella bestia medesima in terra, in cielo, in mare, habia gettato via il scudo?
Sa.
Oime, certamente mi avenirà qualche male, havendo veduto tal’insogno.
So.
Non ti curare. imperò che nessuna cosa ti farà grave, ne pericolosa. non per li dei.
Sa.
E cosa grave, che un’huomo getti via l’arme. hor dirai il tuo.
So.
Egli è grande, egli è circa tutta la nave della cità.
Sa.
Dillomi hormai, in che è ’l fondo de la cosa?
So.
Mi è parso circa ’l primo sogno in Pnice predicare à pecore assentate, che havevano bastoni, & veste. poi mi pareva predicare à queste pecore con una balena Pantoceutria, che haveva la voce d’enfiammata, e grassa porca.
Sa.
Oime.

So.