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un poco gioverai à gli oracoli de'l dio et tè tanto primamente approverò: quando tu eri putto, à qual maestro andavi?
- Al.
- Ne le cocine, m'acconzava cò i didi.
- Cl.
- Come hai detto? il mio oracolo molto mi tocca'l cuore. tè la faccio buona. ne la essercitation di putti poi, che lotta hai imparato!
- Al.
- Robando hò imparato à spergiurare, et vedere à l'incontro.
- Cl.
- O Febo Apolline di Licia, che mi farai tu mai? et che arte havevi quando fosti divenuto grande et huomo fatto?
- Al.
- Vendeva trippe.
- Cl.
- Et che cosa?
- Al.
- Et me'l faceva cacciar di dietro.
- Cl.
- Oime sventurato, non son piu buon da niente. gli è una picciola speranza, quella ove siamo menati. et dimi solamente la verità, se tu vendevi le trippe in piazza, ò in su la botega.
- Al.
- A la botega, ove è da vendere il salame.
- Cl.
- Oime egli è adempito l'oracolo del dio. volgete dentro questo disgratiato. ò corona vatene alegramente, et io contra à mia volontà ti lascio, et un'altro ti piglierà et ti possederà. un ladro pur non più, ma forsi uno aventurato.
- Al.
- Hellanio Giove questa è la tua vittoria.
- Co.
- O alegrati buon vincitore, et arricordati che sei fatto huomo per mè, et ti domando un poco, ch'io