Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/229

Cl.
Hor piglia da me un pezzo di fogazza grassa.
Al.
Et da me tutta questa intiera.
Cl.
Tu non haverai gia da dargli carne di lepore, et io si.
Al.
Oime, donde haverò io carne di lepore? ò animo di buffone, trova mò qualche cosa.
Cl.
Veditu queste ò sventurato?
Al.
Io n'hò poco pensiero: ogni modo loro vengono à mè.
Cl.
Che?
Al.
Vecchi ch'hanno le borse piene de danari.
Cl.
Oue, oue?
Al.
Che ti fà à te questo? non lascerai tu, che i forestieri? ò popolone veditu la carne di lepore che io ti porto?
Cl.
Oime meschino, tu hai torto, che me l'hai robata.
Al.
Per Nettuno, et tu anchora questa da Pilo.
Po.
Dimi di gratia, come hai saputo fare à robargliela?
Al.
Questo è una intentione de la Dea, questo è un mio furto.
Cl.
Et io sono andato in gran pericolo.
Al.
Et io l'hò rostita.
Po.
Và via, che non è. ma è per gratia di colui che me l'hà posta inanzi.
Cl.
Oime sventurato rimanerò in vergogna.
Al.
Che non giudichi ò popolo, qual de noi dui è piu huomo da bene, per tè, et per lo ventre?