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Cle.
O compagno odi, poi à l'hora giudicarai. egli è una donna, che partorirà un leone ne la sacrata Atena, che per il popolo combatte con molte zanciale: quasi come gridando per i leoncini, il quale tu imprigionarai, facendogli muri di legno, et torri di ferro.
Po.
Sai quello che dici?
Al.
Non io già per Apolline.
Cle.
Ha detto il Dio chiaramente che tu mi salvi. che io sono ben à te per leone.
Po.
Et perche m'hai tenuto celato, che tu sij fatto in luogo di leone?
Al.
A bella posta egli una cosa sola de vaticinij non ti rinsegna. che cosa è solamente un muro di ferro, et legno, ne'l quale Apolline ha commandato che si salvi questo?
Po.
A che modo dunque il dio diceva questo?
Al.
Ti commandava che questo legasti con un legno che habia cinque busi.
Po.
Questi oracoli hoggi mai mi parono adempirsi.
Cle.
No'l credere. perche le cornachie invidiose gridano. ma habi a caro il sparaviero, ricordandoti ne la memoria che t'ha menato, et legato i corvini de Lacedemonij.
Al.
E andato in questo pericolo Paflagone ebriaco: Cecropide di mala volontà, che ti pensi tu che questa sia una gran cosa, et la donna porti il peso, poi che l'huomo gliele ha imposto, ma non combatti,