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curatore de cacatori.
- Al.
- Non sete ogni modo deventati rossi voi, à l'hora quando pettezzavate? et per Giove, anchor questa era una inventione di Pirrandro.
- Cl.
- Di che zancie ò tristo mi turbi tu?
- Al.
- La dea m'ha comandato che ti vinca di soperbia.
- Cl.
- Ma non mi vincerai. per che ti dico ò popolo che tu dij à costui che non fà niente, da sorbire un catino di mercede.
- Al.
- Et io ti dò un piatello et un unguento da ungerti queste piaghe marze, che hai ne le gambe.
- Cl.
- Et io ti cavarò i capei canuti, et ti farò esser giovane.
- Al.
- Ecco, piglia una coda di lepore da forbirti gli occhi.
- Cle.
- Mocca via ò popolo, et forbilo à la mia testa:
- Al.
- La mia adunque, la mia adunque.
- Cle.
- Io ti farò capitano di galea, et consumare ti farò la tua roba, havendo una nave vecchia, ne la quale tu non ti potrai tenere da spendere. ne potrai stroppizzar la barca: et stò in fantasia che tu togli una vela marza.
- Al.
- L'huomo si turba. cessa, cessa da bogliere. bisogna ben trar di sotto le legne, et cavargli queste minaccie.
- Cle.
- Ti farò ben patire una buona pena, costretto da i tributi. per ciò che io m'affrettarò di farti scrivere nel numero de ricchi.