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dato.
- Cle.
- Non per Cerere, se non ti divoro da questa terra, mai non potrò vivere.
- Al.
- Se non mi divorarai, et io se non ti beverò, e sorbirò, io creparò.
- Cle.
- T'ammazzarò, per quella sedia ch'è inanzi à la porta.
- Al.
- Ecco la sedia. di che sorte vederò io te, veduto da la sedia ultimo?
- Cle.
- Ti legarò à un legno, per il cielo.
- Al.
- Tu hai pur grande animo. horsu che cosa ti darò io da divorare, in che cosa tu mangi suavemente? ne la borsa?
- Cle.
- Con le unghie, et con le sgraffe ti cavarò le budelle.
- Al.
- Squarciarò le tue vivande ne'l Pritaneo.
- Cle.
- Ti menarò et strassinarò avanti à la brigata, à ciò che mi parisci la pena.
- Al.
- Et io anchora ti strassinarò et t'incolparò di piu cose.
- Cle.
- Ma ò tristo, et ribaldo à te niente egli crede, et io lo sbeffegio, tanto quanto io voglio.
- Al.
- Molto fortemente tu hai giudicato il tuo popolo.
- Cle.
- Sò ben io di che cibi egli si pasce.
- Al.
- Come le balie malamente lo tratti: per ciò che ha gnangogli glieli metti questo poco. et da quello hai stirpato tu la terza parte.
- Cle.
- Et per Giove con la mia destrezza posso far una brigata