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te, secondo la nostra openion facendo, signorile, con un’alegra fronte.

Cavalleresco Imperator Nettuno, à cui piace lo strepito, e hinnito de cavalli, che fanno chioccar i ferri, e le veloci galee de mercantie piene, ne’l mar gittate, e il certame de giovani illustrati ne le carette, e gravemente facendo furia, Quì vieni ne’l coro tu che hai l’aureo tridente, ò che comandi à i delfini, adorato in Sunio, ò Gerestio figliuol di Saturno e casissimo à Formione, trà gli altri dei Ateniesi a’l presente.

Laudar vogliamo i padri nostri, che huomini degni erano di questa terra, e di questo peplo, che con pedonesche scaramuccie, e ne l’essercito navale in ogni luogo sempre vincitori, havevano ornato questa cità, e niuno mai d’essi vedendo gli aversarij, gli ha numerati. ma l’animo subitamente sli scaciava, et se per aventura fossimo cascati in schena in qualche pugna, nettavamo via queste cose, poi negavamo di essere cascati, ma tornavano à lottare, e l’imperatore ne anche solo con amorevolezza domandò la provisione à Cleeneto di quelli capo, e hora se non portano la prima sedia, et le vivande dicono di non combattere. Noi mò vogliamo dare magnifica dote à la cità, et à i dei di quel luogo. e non disideriamo niente se non tanto solamente che, se mai sarà pace, et cessaremo da le fatiche, non habiate invidia à noi se havemo