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I CAVALLIERI
Cle.
Sedete voi di compagnia: e io, ò i miei huomini per voi sono battuto, che io era per dire una sententia, come è cosa giusta ne la cità: che una memoria stia, à voi pertiene per la virilità.
Co.
Et quanto soperbo, e quanto delicato, vedi à che cose egli và, come vecchi noi ha ingannato con loquacità. ma se così vince, così sarà percosso. se costui poi s’inchina quà, à la gamba combatterà.
Cle.
O cità, et ò popolo da quali bestie son’io lacerato ne’l ventre?
Co.
Et tu hai gridato, che sempre la cità sottometti.
M.
Ma io con questa voce primamente ti volgerò.
Co.
Ma anchor che tu vinci con la voce, tu sei un canto, ma se passerai senza vergogna, questa ischicciata è nostra.
Cle.
Quest’huomo io mostro, e dico che mena fuora legne con le navi de Peloponnesi.
Al.
Sì per Giove, et io questo, che se ne corre con la panza vuota ne’l Pritaneo, po riesce con quella piena.
De.
Per Giove egli mena fuori cose nascoste, et pane, et carne, et pesce, de’l qual Pericle non fu stimato degno.
Cle.
Subito morirete fortemente
Al.
Tre volte ti chiamarò forte.
Cle.
Io gridarò chiamandoti.
Al.
Io ti chiamarò gridando.
Cle.
T’accusarò se sarai capitano.

Al.