Piglia un poco il gusto et gustalo con la buona ventura. tira tira giu quello de la sorte di Pramnia.
De.
O buon compagno, così è la tua dispositione, non la mia.
Ni.
Dì, ti prego che cosa gliè.
De.
Roba le indivinationi de’l Paflagone velocemente e portale fuora de là, mentre che egli dorme.
Ni.
Ma queste cose sono de la sorte? i temo che non diventi de la infelice sorte.
De.
Hor via, io à me istesso condurò un vase, per spruzarmi l’animo, e per dire qualche cosa ch’habia de’l buono.
Ni.
Quanto forte pettegia e runchegia il Paflagone. però non sa che gli hò tolto il sacro vaticinio, de’l quale molto haveva custodia.
De.
O valente huomo, portalo che io ’l lega. tu poi metti da bevere, facendo qualche cosa. porta ch’io vega che cosa vi è dentro. ò oracoli. dami tu la tazza tosto.