sognava cercare qualche nostra salute, e non pianger piu?
- Ni.
- Qual salute dunque sarala? dillo tu.
- De.
- Tu pur adunque dillomi, che non facia quistione.
- Ni.
- Non per Apolline io, nò, hor dillo animosamente. poi anchora io te lo dirò.
- De.
- A che modo tu mi dirai quello, che à me bisogna dire?
- Ni.
- Ma io non hò l’ardire. à che modo adunque; potrò io dire questo malitiosamente?
- De.
- Non mi, non mi. non haver paura, ne timidità, e non volere essere negligente, ma truova qualche partenza da’l patrone.
- Ni.
- Hor dì, andiamo, continuamente così di compagnia considerando.
- De.
- Et hora dico, andiamo.
- Ni.
- Di dietro hora, dì questo, andiamo.
- De.
- Questo.
- Ni.
- Molto bene quasi scorticando. hora chetamente in prima dì, andiamo, poi questo tirando spesso.
- De.
- Andiamo questo. andiamo, questo andiamo.
- Ni.
- Non haverebe de’l dolce.
- De.
- Per Giove hò paura di questo augurio, oltra che da la pelle.
- Ni.
- Che poi?
- De.
- Perche la pelle si parte da quelli che scorticano.
- Ni.
- Buonissime adunque sono le cose nostre ch’havemo adesso. andando à ingenocchiarsi à qualche