hor che io togli su questi letti.
- Serva di Proserpina
- O amicissimo Hercole sei venuto? entra quà, che questa dea, poi che ti ha sentito à venire, hà impastato, e parecchiato il pane. ha messe à fuoco le pugnate de legumi, ciò è due, ò tre di fava, ha cotto un bove integro, ha rostito fugaccie, ischizzate, hor entra.
- Xanthia
- Sei da bene.
- Serva
- Per Apolline non ti dispretio venendo: perch'ella ti ha cotto galline, e ti ha seccato fichi, uva, e altri frutti, e ti ha cavato de 'l vino dolcissimo: vien meco dentro.
- Xanthia
- O bene.
- Dionisio
- Tu chiachiari perche hai. ma non te le lascierò.
- Serva
- Egli è quì una Tibicina, e due, ò trei altre saltatrici.
- Xanthia
- Come saltatrici?
- Serva
- Giovanette, che adesso vengono suso. ma vien dentro, che 'l coquo voleva portar via le parti: e la tavola è sparecchiata.
- Xanthia
- Hor dì a 'l tibicine, ch'io entro. regazzo, seguemi, porta i vasi.
- Dionisio
- Pigliali. non mi far fretta, ch'io scherzando t'ho fatto Hercole. non, non zanciare ò Xanthia, che un'altra volta toglierai su i letti, e gli porterai.
- Xanthia
- Che gli è? non pensi tu che io porterò quello, che mi hai dato?
- Dionisio
- Nò? metti giu la pelle.