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mio figliuolo è da cantare una laude per le felicità mie: O felice Strepsiade, et tu quanto sei nato savio, et un gran figliuolo nutrisci. hor gli amici mi dicono, et i citadini havendomi invidia, Quando vinci dicendo le cause. ma introducendoti voglio prima mangiare.
Cre.
Poi bisogna che l’huomo qualche cosa lasci andare inanzi di quelle di esso? non già. ma meglio sarebe stato in uno instante à l’hora haver vergogna piu, che haver negocij, poi che hora per causa di queste mie facende ti meno, et tiro chiamandoti: et mi farò nemico oltre à ciò à l’huomo populano. et mai fin che scampo non farò vergogna à la patria. ma chiamo Strepsiade.
Str.
Chi è questo?
Cre.
A l’ultima et nuova.
Str.
Con testimonij ti farò vedere che hà detto in doi dì, perche cosa?
Cre.
De le dodici mine, che ricevesti à comprare il cavallo rosso.
Str.
Cavallo? non udite? che tutti voi sapete come hò in odio la cavalleria?
Cre.
Et per Giove, tu giuravi à i dij di purgare il debito.
Str.
Per Giove, perche non sapeva anchora Fidippide, ch’io havesse una parola inespugnabile.
Cre.
Et hor per questo fai tu conto di negarmi?
Str.
Che cosa mò altra adoperarei di quello che hò