Pagina:Ariosto - Satire, 1809.djvu/85


SETTIMA 79

Da me stesso mi tol chi mi rimove
     Da la mia terra; e fuor non ne potrei
     Viver contento, ancor che in grembo a Giove.
E, s’io non fossi d’ogni cinque o sei
     Mesi stato uno a passeggiar fra il Domo
     E le due statue de’ Marchesi miei;
Da sì nojosa lontananza domo
     Già sarei morto, o più di quelli macro,
     Che stan bramando in Purgatorio il pomo.
Se pur ho da star fuor, mi fia nel sacro
     Campo di Marte senza dubbio meno,
     Che in questa fossa, abitar duro ed acro.
Ma se’l Signor vuol farmi grazia a pieno,
     A sè mi chiami; e mai più non mi mandi
     Più là d’Argenta, o più qua dal Bondeno.
Se, perchè amo sì il nido mi dimandi,
     Io non te lo dirò più volentieri,
     Ch’io soglia al frate i falli miei nefandi.
Che so ben che diresti: ecco pensieri
     D’uom, che quarantanove anni a le spalle
     Grossi e maturi si lasciò l’altr❜jeri.
Buon per me, ch’io m’ascondo in questa valle;
     Nè l’occhio tuo può correr cento miglia
     A scorger, se le guance ho rosse o gialle,
Che vedermi la faccia più vermiglia,
     Ben ch’io scriva da lunge, ti parrebbe,
     Che non ha Madonna Ambra nè la figlia.