Trovi marito, e modo che si tolga
Di casa una sorella, e un’altra appresso;
E che l’eredità non se ne dolga:
Coi piccoli fratelli, ai quai successo
Era in luogo di padre, far l’uffizio
Che debito e pietà m’avea commesso:
A chi studio, a chi corte, a chi esercizio
Altro proporre; e procurar non pieghi
Da le virtudi il molle animo al vizio.
Ne questo è sol, ch’a li miei studj nieghi
Di più avanzarsi, e basti che la barca,
Perchè non torni a dietro, al lito leghi.
Ma si trovò di tanti affanni carca
Allor la mente mia, ch’ebbi desire
Che la cocca al mio fil fesse la Parca.
Quel, la cui dolce compagnía nutrire
Solea i miei studj, e stimolando innanzi
Con dolce emulazion solea far ire;
Il mio parente, amico, fratello, anzi
L’anima mia, non mezza no ma intera,
Senza che alcuna parte me ne avanzi,
Morì Pandolfo poco dopo: ah! fera
Scossa, che avesti allor, stirpe Aríosta,
Di ch’egli un ramo e forse il più bello era.
In tanto onor vivendo t’avría posta,
Ch’altro a quel, nè in Ferrara, nè in Bologna,
Ond’hai l’antiqua origine, s’accosta.