Segua le poche e non la volgar frotta;
Nè sappia far la tua bianco nè rosso,
Ma sia del filo e de la tela dotta.
Se tal la trovi consigliar ti posso,
Che tu la prenda; se poi cangia stile,
E che si tiri alcun galante a dosso;
O faccia altra opra enorme, e che simíle
Il frutto in tempo del ricor non esca
Ai molti fior ch’avea mostrato Aprile;
De la tua sorte, e non di te t’incresca;
Che per indiligenza e poca cura
Gusti diverso a l’appetito l’esca.
Ma chi va cieco a prenderla a ventura;
O chi fa peggio assai, che la conosce,
E pur la vuol, sia quanto voglia impura;
Se poi pentito si batte le cosce;
Altri che sè non de’ imputar del fallo,
Nè cercar compassion de le sue angosce.
Poi ch’io t’ho posto assai ben a cavallo,
Ti voglio anco mostrar come lo guidi,
Come spinger lo dei, come fermallo.
Tolto che tu avrai moglie, lascia i nidi
De gli altri, e sta’ su ’l tuo, che qualche augello,
Trovandol senza te, non vi si annidi.
Falle carezze, ed amala con quello
Amor, che vuoi ch’ella ami te; aggradisci,
E ciò che fa per te paiati bello.