Testimonio son io di quel, ch’io scrivo;
Ch’io non l’ho ritrovato, quando il piede
Gli baciai prima, di memoria privo.
Piegossi a me da la beata sede;
La mano, e poi le gote ambe mi prese,
E ’l santo bacio in amendue mi diede.
Di mezza quella Bolla anco cortese
Mi fu, de la qual ora il mio Bibiena
Espedito m’ha il resto a le mie spese.
Indi col seno, e con la falda piena
Di speme, ma di pioggia molle e brutto,
La notte andai fin al Montone a cena.
Or sia vero, che ’l Papa attenda tutto
Ciò, che già offerse, e voglia di quel seme,
Che già tant’anni sparsi, or darmi il frutto.
Sia ver, che tante mitre, e diademe
Mi doni, quante Giona di Cappella
A la messa Papal non vede insieme;
Sia ver, che d’oro m’empia la scarsella,
E le maniche, e ’l grembo; e se non basta,
M’empia la gola, il ventre, e le budella;
Sarà per questo piena quella vasta
Ingordigia d’aver? rimarrà sazia
Per ciò la sitibonda mia cerasta?
Dal Marocco al Catai, dal Nilo in Dazia,
Non che a Roma, anderò, se di potervi
Saziare i desiderj impetro grazia.