Ah che ’l disío d’alzarsi il tiene al fondo:
Già il suo grado gli spiace, e a quello aspira,
Che dal sommo Pontefice è il secondo.
Giugne a quell’anco, e la voglia anco il tira
A l’alta sedia, che d’aver bramata
Tanto, indarno il Riario si martíra.
Che fia s’avrà la cattedra beata?
Tosto vorrà suoi figli, o suoi nepoti
Levar da la civil vita privata.
Non penserà d’Achivi, o d’Epiroti
Dar lor dominio, non avrà disegno
Ne la Moréa, o ne l’Arta far dispoti.
Non cacciarne Ottoman per dar lor regno,
Ove da tutta Europa avría soccorso,
E faría del suo ufficio, ufficio degno.
Ma spezzar la Colonna, e spegner l’Orso,
Per torgli Palestina, e Tagliacozzo,
E darli a’suoi, sarà il primo discorso.
E qual strozzato, e qual col capo mozzo,
In la Marca lasciando, e ’n la Romagna,
Trionferà del Cristian sangue sozzo.
Darà l’Italia in preda a Francia, o Spagna,
Che sozzopra voltandola, una parte
Al suo bastardo sangue ne rimagna.
Le scomuniche empir quinci le carte,
E quindi esser ministre si vedranno
L’indulgenze plenarie al fiero Marte.