Ma tosto che n’hai, pensa che la cara
Tua libertà non meno abbi perduta,
Che se giocata te l’avessi a zara;
E che mai più, (se ben a la canuta
Età vivi, e viva egli di Nestorre )
Questa condizion non ti si muta.
E se disegni mai tal nodo sciorre;
Buon patto avrai, se con amore e pace
Quel, che t’ha dato, si vorrà ritorre.
A me per esser stato contumace
Di non voler Agria veder, nè Buda,
Che si ritoglia il suo già non mi spiace;
Se ben le miglior penne, ch’a la muda
Avea rimesse, mi tarpasse; come
Che da l’amor, e grazia sua mi escluda:
Che senza fede, e senza amor mi nome,
E che dimostri con parole, e cenni,
Che ’n odio, e che in dispetto abbia ’l mio nome.
E questo fu cagion, ch’io mi ritenni
Di non gli comparir innanzi mai
Dal dì, che indarno ad escusar mi venni.
Ruggier, se a la progenie tua mi fai
Sì poco grato, e nulla mi prevaglio,
Che gli alti gesti, e ’l tuo valor cantai;
Che debbo fare io qui? poi ch’io non vaglio
Smembrar su la forcina in aria starne,
Nè so a sparvier, nè a can metter guinzaglio?