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L’un fin’ a denti, e l’altro fin’ al petto
Partendo va, di quella iniqua razza,
Ch’alia ſua ſpada non s’oppone elmetto
Ne ſcudo, ne panziera, ne corazza,
Ma da tutte le parti e coſi aſtretto,
Che biſogno faria per trouar piazza,
E tener da ſé largo il popul reo,
D’hauer piú braccia e ma che Briareo.
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Se di ſcoprire haueſſe hauuto auiſo
Lo ſcudo che giá ſu del Negromante:
Io dico quel ch’abbarbagliaua il viſo,
Quel ch’all’arcioe hauea laſciato Athláte
Subito hauria ql brutto ſtuol conqſo
E fattoſel cader cieco dauante:
E ſorſè ben che diſprezzo quel modo
Perche virtude vſar volſe e non frodo.
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Sia quel che può, piutoſto vuol morire,
Che renderti prigione a ſi vii gente,
Eccoti intanto da la porta vſcire,
Del muro ch’io dicea d’oro lucente,
Due giouani ch’a i geſti: & al veſtire
Non eran da ſtimar nate humilmente,
Ne da paſtor nutrite con diſagi,
Ma ſra delitie di real palagi.
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l’una e l’altra ſedea s’ un Liocorno
Candido piú, che candido Armelino,
L’una e l’altra era bella, e di ſi adorno
Habito, e modo tanto pellegrino:
Ch al’huom guardado egtèpládo Uomo
Biſognerebbe hauer occhio diuino:
Per far di lor giuditio, e tal faria
Beltá s’ haueſſe corpo: e Leggiadria.
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L’una e l’altra n’andò, doue nel prato:
Ruggiero e oppreſſo dalo ſtuol villao:
Tutta la turba ſi leuo da lato:
E quelle al cauallier porſer la mano,
Che tinto in viſo di color roſato
Le donne ringratio de l’atto humano:
E ſu contento (compiacendo loro)
Di ritornarti a quella porta d’oro.
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l’adornamento che s’ aggira fopra
La bella porta, e ſporge vn poco auante
Parte non ha che tutta non ſi cuopra
De le piú rare gemme di Leuante:
Da quattro parti ſi ripoſa fopra
Groſſe colonne d’integro Diamante,
O vero o falſo, ch’ali’ occhio riſponda.
Non e coſa piú bella o piú gioconda.
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Su per la ſoglia, e ſuor per le colonne
Corron ſcherzando laſciue donzelle:
Che ſé i riſpetti debiti alle donne
Seruaſſer piú, farian ſorte piú belle,
Tutte veſtite eran di verdi gonne,
E coronate di ſrondi nouelle:
Queſte co molte oſſerte, e co buon viſo
Ruggier fecero entrar nel paradiſo.
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Che ſi può ben coſi nomar quel loco
Oue mi credo che naſceſſe Amore:
No vi ſi ſta ſé no in danza, e in giuoco:
E tutte in feſta vi ſi ſpendon l’hore:
Penſier canuto ne molto ne poco
Si può quiui albergare in alcun core:
Non entra quiui diſagio: ne inopia
Mavi ſta ogn’ hor col corno pie la copia