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Penſo di rimotar ſui ſuo cauallo
E per l’aria ſpronarlo a nuouo corſo,
Ma dubito di far poi maggior fallo:
Ch troppo mal ql gliubidiua al morſo,
Io paſſero per ſorza, s’ io non fallo
(Dicea tra ſé) ma vano era il diſcorfo)
Non ſu duo miglia lungi alla marina
Che la bella citta vide d’Alcina.
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Lontan ſi vide vna muraglia lunga
Che gira intorno, e gran paeſe ferra
E par ch la ſua altezza al ciel s’ aggiiiga
E d’oro ſia da l’alta cima a terra
Alcun dal mio parer qui ſi dilunga
E dice ch’eli’ e alchimia, e ſorſè ch’erra,
Et ancho ſorſè meglio di me intende,
A me par oro poi che ſi riſpléde.
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Come ſu preſſo alle ſi ricche mura
Che ’l modo altre non ha de la lor ſorte
Laſcio la ſtrada che per la pianura
Ampia e diritta andaua alle gran porte:
Et a man deſtra a quella piú ſicura
Ch’ al mòte giá, piegoſſi il guerrier ſotte
Ma toſto ritrouo l’iniqua ſrotta
Dal cui furor gli ſu turbata e rotta.
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Non ſu veduta mai piú ſtrana torma
Piú monſtruofi volti: e peggio fatti,
Alcú dal collo i giú d’huomini ha ſorma
Col viſo, altri di Simie altri di Gatti,
Stapano alcun con pie caprigni l’orma:
Alcuni ſon centauri agili & atti:
Son gioueni impudenti, e vecchi ſtolti:
Chi nudi: e chi di ſtrane pelli inuolti.
[62]
Chi ſenza ſreno is’ un deſtrier galoppa:
Chi lento va, con l’aſino o col bue:
Altri faliſce ad vn centauro in groppa:
Struzzoli molti han ſotto Aqle e Grue
Poſi altri a bocca il corno: altri la coppa
Chi femla: e chi maſchio: e chi amédue
Chi porta vncino: e chi ſcala di corda:
Chi pai di ferro, e chi vna lima ſorda,
[63]
Di queſti il capitano ſi vedea
Hauer gonſiato il vètre: e ’l viſo graſſo,
llqual ſu vna teſtuggine ſedea
Che con gran tarditá mutaua il paſſo,
Hauea di qua e di la chi Io reggea,
Perch egli era ebro: e tenea il ciglio baffo
Altri la ſrote gliaſciugatia e il mèto
Altri i panni ſcuotea per fargli vento,
[64]
Vn e’ hauea húana ſorma i piedi e ’l vètre
E collo hauea di cane orecchie e teſta,
Còtra Rugiero abaia accio ch’egli ètre
Ne la bella citta ch’a dietro reſta,
Riſpoſe il cauallier noi faro mentre
Haura ſorza la man di regger queſta,
(E gli moſtra la ſpada di cui volta
Hauea l’aguzza punta alla ſua volta.)
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Quel móſtro lui ferir vuol d’una lacia,
Ma Ruggier preſto ſé gli auèta addoſſo
Vna ſtoccata gli traſſe alla pancia
E la ſé vn palmo riuſcir pel doſſo,
Lo ſcudo imbraccia: e qua e la ſi lancia,
Ma l’inimico ſtuolo e troppo groſſo:
l’un qnci il púge, e l’altro qndi afferra,
Egli s’ arroſta, e fa lor aſpra guerra.