Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/95


 [42]
Rinaldo ſi caccio ne l’acqua a nuoto
     Per aiutarmi: e quaſi ſi ſommerſe:
     Perche leuoſſi vn ſurioſo Noto:
     Ch d’ombra il cielo: e ’l pelago coperſe,
     Quel che di lui ſegui poi, nò m’e noto,
     Alcina a confortarmi ſi conuerſe,
     E quel di tutto, e la notte che venne:
     Sopra ql moſtro í mezo il mar mi tene.

 [43]
Fin che venimmo a queſta Iſola bella
     Di cui gran parte Alcina ne poſſiede:
     E I ’ ha vſurpata ad vna ſua ſorella
     Che ’l padre giá laſcio del tutto herede,
     Perche ſola legitima hauea quella:
     E come alcun notitia me ne diede:
     Che pienamente iſtrutto era di queſto:
     Sono queſt’ altre due nate d’ inceſto.

 [44]
E come ſono inique e federata
     E piene d’ogni vitio inſame e bratto,
     Coſi quella viuendo in caſtitate
     Poſto ha ne le virtuti il ſuo cor tutto,
     Contra lei queſte due ſon congiurate,
     E giá piú d’uno eſercito hano inſtrutto
     Per cacciarla de l’iſola, e in piú volte
     Piú di cento cartella l’hanno tolte.

 [45]
Ne ci terrebbe hormai ſpanna di terra
     Colei che Logiſtilla e nominata:
     Se no che quinci vn golſo il paſſo ferra
     E quindi vna montagna inhabitata:
     Si come tien la Scotia: e l’Inghilterra
     Il monte e la riuiera ſeparata,
     Ne perho Alcina ne Morgana reſta
     Che non le voglia tor ciò che le reſta,

 [46]
Perche di vitii e queſta coppia rea:
     Odia colei, perche e pudica e ſanta,
     Ma per tornare a quel ch’io ti dicea,
     E ſeguir poi com’io diuenni pianta:
     Alcina in gran delitie mi tenea:
     E elei mio amore ardeua tutta quanta:
     Ne minor ſiamma nel mio core acceſe
     Il veder lei ſi bella, e ſi corteſe.

 [47]
lo mi godea le delicate membra,
     Pareami hauer qui tutto il ben raccolto
     Che ſra i mortali i piú parti ſi ſmembra,
     A chi piú & a chi mèo: e a neſſun molto
     Ne di Francia ne d’altro mi rimembra
     Stauomí ſempre a contèplar quel volto
     I Igni penderò, ogni mio bel diſegno
     In lei ſinia: ne paſſaua oltre il ſegno.

 [48]
Io da lei altretanto, era o piú amato
     Alcina piú non ſi curaua d’altri,
     Ella ogn’ altro ſuo amate hauea laſciato
     Ch’inázi a me ben ce ne fur de glialtri,
     Me còſiglier me hauea di e notte alato
     E me ſé quel che commadaua a gli altri,
     A me credeua: a me ſi riportaua,
     Ne notte o di con altri mai parlaua.

 [49]
Deh perchevo le mie piaghe toccando
     Senza ſperanza poi di medicina?
     Perche l’hauuto ben vo rimembrando
     Quando io patiſco eſtrema diſciplina?
     Quando credea d’eſſer felice: e quando
     Credea: ch’amar piú mi doueſſe Alcina,
     II cor: che m’hauea dato ſi ritolſe:
     E ad altro nuovo amor tutta ſi volſe.