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Voglio ch ſappi Signor mio, ch’eſſendo
Tenera anchora, alli ſeruigi venni
De la ſiglia del Re, con cui creſcendo
Buon luogo in corte, & honorato tenni,
Crudele Amore al mio ſtato inuidendo,
Fé che ſeguace (ahi laſſa) gli diuenni
Fé d’ogni cauallier, d’ogni donzello
Parermi il Duca d’Albania piú bello.
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Perch egli moſtro amarmi piú ch molto
Io ad amar lui con tutto il cor mi moſſi
Ben s’ ode il ragionar, ſi vede il volto:
Ma dentro il petto mal giudicar poſſi,
Credendo, amando, no cenai, che tolto
l’hebbi nel letto, e nò guardai ch’io ſoſſi
Di tutte le real camere in quella
Che piú ſecreta hauea Gineura bella.
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Doue tenea le ſue coſe piú care:
E doue le piú volte ella dormia,
Si può di quella in s’ un verrone entrare
Clie ſuor del muro al diſcoperto vſcia,
Io facea il mio amator quiui montare
E la ſcala di corde, onde ſalia,
10 ſteffa dal verron giú gli mandai
Qual volta meco hauer lo deſiai.
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Che tante volte ve lo fei venire
Quanto Gineura me ne diede l’agio
Che ſolea mutar letto, hor per ſuggire
11 tépo ardete, hor il brumai maluagio
Non ſu veduto d’alcun mai ſaliro:
Perho che quella parte del palagio
Riſponde verſo alcune caſe rotte
Doue neſſun mai paſſa o giorno o notte
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Continuo per molti giorni e meſi
Tra noi ſecreto l’amorofo gioco,
Sempre crebbe l’amore, e ſi m’acceſi
Che tutta dentro io mi ſentia di ſoco,
E cieca ne ſui ſi, ch’io non compreſi
Ch’ egli ſingeua molto e amaua poco,
Anchor che li fuo’ inganni diſcoperti
Eſſer doueami a mille ſegni certi,
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Dopo alcun di: ſi moſtro nuouo amante
De la bella Gineura, io non ſo appunto
S’ allhora cominciaſſe, o pur inante
De l’amor mio, n’haueſſe il cor giá púto
Vedi s, in me venuto era arrogante:
S’imperio nel mio cor s’haueua aſſunto,
Che mi ſcoperſe, e non hebbe roffore
Chiedermi aiuto in qsto nuouo amore.
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Ben mi dicea ch’uguale al mio non era
Ne vero amor, ql ch’egli hauea a cortei
Ma ſimulando eſſerne acceſo, ſpera
Celebrarne i legitimi hymenei,
Dal Re ottenerla ſia coſa leggiera,
Qual’hor vi ſia la volontá di lei,
Che di ſangue e di ſtato i tutto il regno
No era dopo il Re di lu’ il piú degno.
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Mi perſuade ſé per opra mia
Poteſſe al ſuo Signor genero farſi,
;Che veder poſſo che ſé n’alzeria
A quáto pſſo al Re poſſa huo alzarli)
Che me n’hauria bon merto, e non faria
Mai tanto beneſicio per ſcordarſi:
E ch’alia moglie e ch’ad ognaltro inate
Mi porrebbe egli in ſemp eſſermi amate