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Coſtui fará col ſenno e con la lancia
C’haura l’honor nei capi di Romagna:
D’hauer dato all’efercito di Francia
La gran vittoria contra Iulio e Spagna,
Nuoteranno i deſtrier fin’ alla pancia
Nel ſangue huma p tutta la campagna.
Ch’a ſepelire il popul verrá manco
Tedeſco, Hiſpao, Greco, Italo, e Fráco,
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Quel ch’in Pontificale habito imprime
Del purpureo capei la ſacra chioma:
E il liberal: magnanimo: ſublime:
Gran Cardinal de la Chieſa di Roma:
Hippolyto: ch’a proſe: a verſi: a rime
Dará materia eterna in ogni idioma:
La cui fiorita etá vuol il ciel iuſto
C habbia ú Marò coevn’ altro hebbe Auguſto
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Adornerá la ſua progenie bella
Come orna il Sol la machina del modo:
Molto piú dela luna e d’ogni ſtella
Ch’ogn’ altro lume a lui ſemp e ſecòdo.
Coſtui co pochi a piedi: e meno in fella
Veggiovſcir meſto: e poi tornar iocódo
Che quindici galee mena captiue
Oltra mill’altri legni alle ſue riue.
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Vedi poi l’uno e l’altro Sigiſmondo
Vedi d’Alfonfo i cinque ſigli cari,
Alla cui fama oſtar: che di ſé il mondo
Non empia: i monti no potrá ne i mari:
Gener del Re di Frácia Hercol ſecodo
E l’un: qſt’ altro (accio tutti gl’impari)
Hippolyto e, che nò con minor raggio,
Che ’l zio: riſplédera nel ſuo lignaggio.
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Fraceſco il terzo: Alſonſi glialtri dui
Ambi ſon detti: hor come io diſſi prima
S’ ho da moſtrarti ogni tuo ramo: il cui
Valor la ſtirpe ſua tanto ſublima:
Biſognera che ſi riſchiari e abbui
Piú volte pria il ciel: ch’io te li eſprima,
E fará tèpo hormai: qn ti piaccia:
Ch’ io dia licétia all’obre: e ch’io mi taccia
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Coſi con volunta de la Donzella
La dotta incantatrice il libro chiuſe
Tutti gli ſpirti allhora ne la cella
Sparirò in fretta: oue eran l’oſſa chiuſe:
Qui Bradamante: poi che la fauella
Le ſu conceſſa vſar: la bocca ſchiufe:
E domado chi ſon li dua ſi triſti
Ch tra Hippolyto: e Alſonſo habbiamo vi:
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Vernano ſoſpirando: e gliocchi baffi
Parean tener d’ogni baldanza priui:
E gir lontan da loro io vedea i paſſi
Dei ſrati: ſi che ne pareano ſchiui,
Parue ch’a tal domanda ſi cangiaſſi
La Maga in viſo: e ſé de gliocchi riui
E grido: ah sfortunati a quanta pena
Lungo inſtigar d’huomini reivi mena.
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O bona prole o degna d’ Hercol buono
Non vinca il lor fallir voſtra bontade:
Di voſtro ſangue i miſeri pur ſono:
Qui ceda la iuſtitia alla pietade,
Indi ſoggiunſe con piú baffo ſuono:
Di ciò dirti piú inanzi non accade:
Statti col dolcie in bocca: e no ti doglia
Ch’amareggiare al ſin non te la voglia,