Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/649


[116]
La lancia del Pagan che venne a corre
     Lo ſcudo a mezo, ſé debole effetto:
     Tanto Tacciar che pel famoſo Hettorre
     Temprato hauea Vulcano era perfetto,
     Ruggier la lancia parimente a porre
     Gli ado allo ſcudo: e glie le paſſo netto.
     Tutto che foſſe appſſo vn palmo groſſo
     Dètro e di ſuor d’ acciaro e Tmezo d’ oſſo.

[117]
E ſé non che la lancia non ſoſtenne
     Il graue ſcótro, e maco al primo affatto,
     E rotta in ſcheggie e í trochi, hauer le pène
     Parue per l’aria, tanto volo in alto,
     L’ofbergo apria (ſi ſurioſa venne)
     Se foſſe ſtato adamantino ſmalto,
     E ſinia la battaglia: ma ſi roppe,
     Poſero in terra abi i deſtrier le groppe.

[118]
Con briglia e ſproni i cauallieri inſtando
     Riſalir ſeron ſubito i deſtrieri,
     E d’onde gittar l’haſte preſo il brando
     Si tornaro a ferir crudeli e ſieri,
     Di qua: di la con maeſtria girando
     Gli animoſi caualli atti e leggieri,
     Con le pungenti ſpade incominciaro
     A tentar doue il ferro era piú raro.

[119]
Non ſi trono lo ſcoglio del ſerpente
     Che ſu ſi duro, al petto Rodomonte:
     Ne di Nembrotte la ſpada tagliente
     Ne’l ſolito elmo hebbe ql di alla ſronte,
     Che l’ufate arme quando ſu perdente
     Contra la donna di Dordonna al ponte
     Laſciato hauca foſpeſe a i ſacri marmi.
     Come di fopra hauerui detto parmi.

[120]
Egli hauea vn’ altra assai buona armatura
     Non come era la prima giá perfetta:
     Ma ne queſta, ne quella, ne piú dura
     A Baliſarda ſi farebbe retta,
     A cui non oſta incanto, ne fatura
     Ne ſinezza d’ acciar, ne tempra eletta,
     Ruggier di qua: di la ſi ben lauora
     Ch’ai Pagan l’arme in piú d’un loco ſora
Quando ſi vide in tante parti roſſe

[121]
Il Pagan l’arme, e non poter ſchiuare
     Che la piú parte di quelle percoſſe
     Non gli andaſſe la carne a ritrouare,
     A maggior rabbia a piú furor ſi molle
     Ch’ a mezo il verno il tépeſtofo mare,
     Getta lo ſcudo, e a tutto ſuo potere
     Su l’elmo di Ruggiero a due man fere.
     
[122]
Con qlla eſtrema ſorza che percuote
     La machina ch’in Po ſta ſu due naui:
     E leuata con huomini e con ruote
     Cader ſi laſcia ſu le aguzze traui,
     Fere il Pagan Ruggier quato piú puote
     Con ambe man fopra ogni peſo graui,
     Gioua l’elmo incantato, che ſenza eſſo
     Lui col cauallo hauria í vn colpo feſſo.

[123]
Ruggiero ado due volte a capo chino
     E per cadere e braccia e gambe aperſe,
     Raddoppia il fiero colpo il Saracino
     Che quel non habbia tèpo a rihauerſe,
     Poi vie col terzo achor, ma il brado ſino
     Si lungo martellar piú non foſſerſe:
     Che volo in pezzi, & al crudel Pagano
     Difarmata laſcio di ſé la mano.