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Con eccellete e ſingulare ornato
La notte inanzi hauea Melitta Maga
Il maritale albergo apparecchiato:
Di ch’era ſtata giá gran tèpo vaga:
Giá molto tèpo inanzi deſiato
Queſta copula hauea qlla preſaga,
De l’auuenir pfaga ſapea quanta
Bòtade vſcir douea da la lor pianta.
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Poſto hauea il genial letto fecondo
In mezo vn padiglione ampio e capace:
Il piú ricco il piú ornato il piú giocondo
Che giá mai foſſe o p guerra o per pace
O prima o dopo teſo in tutto’l mondo:
E tolto ella l’hauea dal lito Thrace
l’hauea di fopra a Coſtantin leuato
Ch’a diporto fu’l mar s’era attendato.
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Meliſſa di conſenſo di Leone,
O piú toſto per dargli marauiglia
E moſtrargli de l’arte paragone
Ch’ai gra vermo Ifernal mette la briglia:
E che di lui come a lei par diſpone
E de la a Dio nimica empia famiglia:
Fé da Coſtantinopoli a Parigi
Portare il padiglion da i meſſi ſtygi.
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Di fopra a Coſtantin c’hauea l’Impero
Di Grecia: lo leuo da mezo giorno,
Con le corde, e col fuſto, e con l’intero
Guernimèto, e’ hauea dètro e d’ intorno
Lo ſé portar p l’aria, e di Ruggiero
Quiui lo fece alloggiamelo adorno,
Poi ſinite le nozze, ancho tornollo
Miraculofamente onde leuollo.
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Eran de glianni appreſſo che duomilia
Che ſu quel ricco padiglion trapunto,
Vna Donzella de la terra d’ Ilia
C’hauea il furor prophetico congiunto,
Con ſtudio di gran tèpo e con vigilia
Lo fece di ſuo man di tutto punto,
Caſſandra ſu nomata, & al fratello
Inclyto Hettor fece vn bel don di qllo.
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Il piú corteſe cauallier che mai
Douea del ceppo vſcir del ſuo germao,
Ben che ſapea da la radice assai
Che quel per molti rami era lontano,
Ritratto hauea ne i bei ricami gai
D’ oro e di varia ſeta di ſua mano,
l’hebbe métre ch viſſe Hettorre in pgio
Per chi lo fece: e pel lauoro egregio.
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Ma poi ch’a tradimento hebbe la morte
E fu’l popul Troian da Greci afflitto,
Che Simon falſo aperſe lor le porte
E peggio ſeguito che non e ſcritto,
Menelao hebbe il padiglione in ſorte
Colquale a capitar venne in Egytto:
Oue al Re Proteo lo laſcio: ſé volſe
La moglie hauer che ql Tyran gli tolſe.
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Helena nominata era colei
Per cui lo padiglione a Proteo diede,
Che poi ſucceſſe in man de Ptolomei
Tato che Cleopatra ne ſu herede,
Da le genti d’ Agrippa tolto a lei
Nel mar Leucadio ſu con altre prede,
In man d’Auguſto e di Tyberio venne
E in Roma fin’ a Coſtantin ſi tenne.