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     Tu mi pregarti, non ſapendo ch’io
     Fotti Ruggier, ch’io ti faceſſi hauere
     La Dona, ch’altretanto faria il mio
     Cor ſuor del corpo, o l’anima volere,
     Se ſodisſar piú toſto al tuo diſio
     Ch’ai mio ho voluto: t’ho fatto vedere,
     Tua fatta e Bradamate: habbila in pace,
Molto piú che’l mio bene, il tuo mi piace,

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Piaccia a te anchora ſé priuo di lei
     Mi ſon, ch’infieme io ſia di vita priuo,
     Che piú toſto fenz’ anima potrei
     Che ſenza Bradamante reſtar viuo,
     Appreſſo, per hauerla tu non fei
     Mai legitimamente ſin ch’io viuo,
     Che tra noi ſponfalitio e giá contratto.
     Ne duo mariti ella può hauere a u tratto.

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Riman Leon ſi pien di marauiglia,
     Quado Ruggiero eſſer coſtui gli e noto,
     Ch ſenza muouer bocca, o batter ciglia,
     O mutar pie: come vna ſtatua e immoto,
     A ſtatua piú ch’ad huomo s’ aſſimiglia
     Che nele chieſe alcun metta per voto,
     Ben ſi gran corteſia queſta gli pare
     Che no ha hauuto e non haura mai pare.

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E conoſciutol per Ruggier, non ſolo
     Non ſcema il ben che gli voleua pria
     Ma ſi l’accreſce, che non men del duolo
     Di Ruggiero egli: che Ruggier patia,
     Per qſto, e per moſtrarfi che ſigliuolo
     D’ Imperator meritamente ſia,
     No vuol, ſé bé nel reſto a Ruggier cede
     Ch’ in corteſia gli metta inanzi il piede.

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E dice, ſé quel di Ruggier ch’ofFefo
     Fu il campo mio dal valor tuo ſtupédo,
     Anchor ch’io t’haueai odio, haueſſi Iteſo
     Che tu ſoſſi Ruggier come hora intèdo,
     Coſi la tua virtú m’haurebbe preſo
     Come fece ancho allhor no lo ſapendo,
     E coſi ſpinto dal cor l’odio, e toſto
     Queſto Amor ch’io ti porto, v’ hauria poſto.

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Che prima il nome di Ruggiero odiaſſi
     Ch’io ſapeſſi che tu foſſe Ruggiero,
     Non negherò, ma c’hor piú inanzi paſſi
     L’odio ch’io t’hebbi, t’ eſca del penſiero,
     E ſé quando di carcere io ti traſſi
     N’haueſſe come hor n’ho ſaputo il vero,
     Il medeſimo haurei fatto ancho allhora
     Ch’a benefitio tuo ſon per far’ hora.

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E s’ allhor volentier fatto l’haurei
     Ch’ io non t’ era come hor ſono obligato,
     Quant’hor piú farlo debbo? che farei
     No lo facendo, il piú d’ogn’ altro ingrato.
     Poi che negando il tuo voler, ti fei
     Priuo d’ogni tuo bene, e a me l’hai dato,
     Ma te lo rendo, e piú contento ſono
     Réderlo a te, c’hauer’io hauuto il dono.

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Molto piú a te ch’ame cortei conuienſi
     Laqual, ben ch’io per li ſuoi merit’ami:
     Non e perho s’altri l’haura, ch’io penſi
     Come tu, al viuer mio romper li ſtami,
     Non vo che la tua morte mi diſpenfi
     Che porti ſciolto ch’ella haura i legami
     Che ſon del matrimonio hora ſra voi,
     Per legitima moglie hauerla io poi.