Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/636


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Con lor Lattantio, e Claudio Tolomei:
     E Paulo Panſa, e’l Drefino, e Latino
     Iuuenal parmi, e i Capilupi miei
     E’l Saſſo, e’l Molza e Florian Montino,
     E quel che per guidarci a i riui Aſcrei
     Moſtra piano, e piú breue altro camino
     Iulio Camillo: e par ch’acho io ci ſcerna
     Marco Antonio Flainio, il Saga, il Berna.

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Ecco Aleſſandro il mio Signor Farneſe
     O dotta compagnia che ſeco mena:
     Phedro, Capella, Portio, il Bologneſe
     Philippo, il Vollterano, il Madalena,
     Bloſio, Pierio, il Vida Cremoneſe
     D’ alta facondia ineſſicabil vena,
     E Laſcari, e Mufluro, e Nauagero
     E Andrea Marone, e’l Monacho Seuero.

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Ecco altri duo Aleſſandri I ql drappello
     Da gli horologi l’un, l’altro il Guarino
     Ecco Mario d’Oluito, ecco il flagello
     De principi il diuin Pietro Aretino,
     Duo Hieronymi veggo, l’uno e quello
     Di veritade: e l’altro il Cittadino
     Veggo il Maynardo veggo il Leoniceno
     Il Pannizzato, e Celio, e il Theocreno.

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La Bernardo Capei: la veggo Pietro
     Bébo, che’l puro e dolce idioma noſtro
     Leuato ſuor del volgare vſo tetro
     Quale eſſer dee ci ha col ſuo esèpio moſtro
     Guaſparro Obizi e ql ch gli vien dietro
     Ch’ amira e oſſerua il ſi be ſpefo Ichioſtro
     Io veggo il Fracaſtorio, il Beuazano,
     Triphon Gabriele, e il Taſſo piú lotano.

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Veggo Nicolo Tiepoli, e con eſſo
     Nicolo Amanio in me affiſſar le ciglia,
     Anton Fulgoſo ch’a uedermi appreſſo
     Al lito moſtra gaudio e marauiglia,
     Il mio Valerio e quel che la s’ e meſſo
     Fuor de le donne: e ſorſè ſi conſiglia
     Col Barignan e’ ha ſeco, come oſſeſo
     Sempre da lor nò ne fía ſempre acceſo.

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Veggo ſublimi e fopr’ humani ingegni
     Di ſangue e d’Amor giuti, il Pico e il Pio
     Colui che con lor viene e da piú degni
     Ha tanto honor, mai piú no conobbi io,
     Ma ſé me ne fur dati veri ſegni
     E l’huom che di veder tanto deſio
     Iacobo Sanazar, ch’alle Camene
     Laſciar fa i monti & habitar l’arene.

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Ecco il dotto, il fedele, il diligente
     Secretario Piſtophilo: ch’inſieme
     Co gl’Acciaiuoli, e co l’Angiar mio séte
     Piacer, che piú del mar p me non teme,
     Hannibal Malaguzzo il mio parente
     Veggo con l’Adoardo ch gran ſpeme
     Mi da: ch’anchor del mio natiuo nido
     Vdir fará da Calpe a gli Indi il grido.

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Fa Vittor Fauſto, fa il Tancredi feſta
     Di riuedermi: e la fanno altri cento.
     Veggo le donne e gli huomini di queſta
     Mia ritornata ognun parer contento,
     Dunq3 a ſinir la breue via che reſta
     No ſia piú ídugio, hor e’ ho ppitio il vèto
     E torniamo a Meliſſa, e con che aita
     Saluo (diciamo) al buò Ruggier la vita.