Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/63


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Ecco vn’ altro Azzo, & e ql ch Verona
     Haura in poter: col ſuo bel tenitorio
     E fará detto Marcheſe d’Ancona,
     Dal quarto Othóe, e dal ſcd’o Honorio
     Lungo fará s’ io moſtro ogni perſona
     Del ſangue tuo, e’ haura del Cofiſtorio
     Il confalone, e ſio narro ogni impreſa
     Vinta da lor per la Romana Chieſa.

 [32]
Obizovedi, e Folco, altri Azi altri Vghi
     Ambi gli Hérichi il figlio al pſe a cato
     Duo Guelfi di q Tuo Vmbria ſuggiughi
     E veſta di Spoleti il Ducal manto,
     Ecco ch ’l ſague eie gra piaghe aſciughi
     D’ Italia afflitta: evolga in riſo il pianto,
     Di coſtui pio (e moſtrolle Azzo qnto)
     Onde Ezellin ſia rotto, preſo, eſtinto.

 [33]
Ezellino immaniſſimo Tyranno
     Che ſia creduto figlio del Demonio,
     Fara troncando i ſudditi tal danno
     E diſtruggendo il bel paeſe Auſonio,
     Che pietoſi apo lui ſiati faranno
     Mario, Svila, Neron, Caio, & Antonio,
     E Federico Imperator fecondo
     Fia p qſto Azzo rotto, e meſſo al fondo

 [34]
Terra coſtui con piú felice ſcettro
     La bella terra, che ſiede ſu ’l fiume
     Doue chiamo con lachrymoſo plettro
     Phebo il ſigluol e’ hauea mal retto il lume,
     Qn ſu piato il fabuloſo elettro
     E Cigno ſi veſti di bianche piume,
     E queſta di mille oblighi mercede
     Gli donerá PApoſtolica fede.

 [35]
Doue laſcio il ſratel Aldrobandino
     Che per dar al Pontefice ſoccorſo
     Cotra OthO quarto, e il capo Ghibellío
     Che fará preſſo al Campidoglio corſo
     Et haura preſo ogni luogo vicino
     E poſto a gli Vmbri: e alli Picei il morſo
     Ne potèdo pſtargli aiuto ſenza
     Molto theſor, ne chiederá a Fiorenza.

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E non hauedo gioia, o miglior pegni
     Per ſicurta daralle il ſrate in mano
     Spiegherá i ſuoi vittorioſi ſegni
     E romperá l’eſercito Germano
     In ſeggio riporrá la chieſa, e degni
     Dará ſupplicii ai Conti di Celano
     Et al ſeruitio del ſommo Paſtore
     Finirá gli anni ſuoi nel piú bel fiore.

 [37]
Et Azzo il ſuo ſratel laſciera herede
     Del dominio d’Ancona, e di Piſauro,
     D’ ogni citta che da Troento ſiede
     Tra il mare e l’Apenin ſin all’Iſauro,
     E di grandezza d’ animo, e di fede,
     E di virtú, miglior che géme, & auro,
     Che dona e tolle ogn’ altro ben Fortuna
     Sol in virtú non ha poſſanza alcuna.

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Vedi Rinaldo in cui non minor raggio
     Splenderá di valor, pur che non ſia
     A tanta eſſaltation del bel lignaggio
     Morte o Fortuna inuidioſa e ria,
     Vdime il duol ſin q da Napoli haggío
     Doue del padre allhor ſtatico ſia
     Hor Obizo ne vieti che giouinetto
     Dopo l’auo fará Principe eletto.