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Còe chi viſto habbia l’Aple o il Maggio
Giardin di ſrondi, e di bei fiori adorno
E lo riuegga poi che’l Sol’il raggio
All’Auſtro ichina: e laſcia breue il giorno
Lo troua dferto horrido e ſeluaggio,
Coſi pare alla Dona al ſuo ritorno
Che da Ruggier la Corte abandonata
Quella no ſia e’ hauea al partir laſciata.
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Domandar nò ardiſce che ne ſia
Accio di ſé nò dia maggior ſoſpetto,
Ma pon l’orecchia, e cerca tuttauia
Che ſenza domandar le ne ſia detto,
Si fa ch’egli e partito, ma che via
Pres’ habbia nò fa alcun vero concetto:
Perche partendo ad altri non ſé motto
Ch’ allo feudier che ſeco hauea códotto.
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O come ella ſoſpira, o come teme
Sentendo che ſé n’ e come fuggito,
O come fopra ogni timor le preme
Che per porla in oblio ſé ne ſia gito,
Che viſtofi Amon cútra, & ogni ſpeme
Perduta, mai piú d’efferle marito
Si ſia fatto da lei lòtano ſorſè
Coſi ſperando dal ſuo amor difeiorfe.
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E ch fatt’ habbia achor qualche diſegno
Per piú toſto leuarſela dal core
D’andar cercando d’uno in altro regno
Dona per cui ſi ſcordi il primo amore:
Come ſi dice che ſi ſuol d’un legno
Tal’hor chiodo co chiodo cacciar ſuore
Nuouo penſier, ch’a queſto poi ſuccede
Le dipinge Ruggier pieno di fede.
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E lei che dato orecchie habbia riprende
A tanta iniqua fuſpitione e ſtolta:
E coſi I’ un penſier Ruggier difende:
L’altro l’accufa: & ella amenduo aſcolta,
E quádo a queſto e quado a ql s’aprède
Ne riſoluta a qſto o a quel ſi volta,
Pur’ all’opinion piú toſto corre
Che piú le gioua: e la contraria abhorre.
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E talhor’ ancho che le torna a mente
Quel che piú volte il ſuo Ruggier le ha detto,
Cóe di graue error ſi duole e péte
C’hauuto n’ habbia geloſia e ſoſpetto,
E come foſſe al ſuo Ruggier preſente
Chiamali in colpa, e ſene batte il petto,
Ho fatto error (dice ella) e me n’ aueggio
Ma chi n’ e cauſa e cauſa achor di peggio
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Amor n’e cauſa: che nel cor m’ha impſſo
La ſorma tua, coſi leggiadra e bella,
E porto ci ha l’ardir: l’ingegno appreſſò:
E la virtú di che ciaſcun fauella,
Ch’ impoſſibil mi par ch’oue conceſſo
Ne ſia il veder, ch’ogni donna e dozella
No ne ſia acceſa, e che non vſi ogni arte
Di ſciorti dal mio amor, e al ſuo legarte.
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Deh haueſſe Amor coſi ne i pèſier miei
Il tuo penſier: come ci ha il viſo ſculto,
Io ſon ben certa che lo trouerei
Paleſe tal: qual’io lo ſtimo occulto,
E che ſi ſuor di geloſia farei
Ch’ adhoradhor, nò mi farebbe inſulto
E doue a pena hor’ e da me reſpinta
Rimarria morta: no che rotta e vinta,