Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/623


[26]
Còe chi viſto habbia l’Aple o il Maggio
     Giardin di ſrondi, e di bei fiori adorno
     E lo riuegga poi che’l Sol’il raggio
     All’Auſtro ichina: e laſcia breue il giorno
     Lo troua dferto horrido e ſeluaggio,
     Coſi pare alla Dona al ſuo ritorno
     Che da Ruggier la Corte abandonata
     Quella no ſia e’ hauea al partir laſciata.

[27]
Domandar nò ardiſce che ne ſia
     Accio di ſé nò dia maggior ſoſpetto,
     Ma pon l’orecchia, e cerca tuttauia
     Che ſenza domandar le ne ſia detto,
     Si fa ch’egli e partito, ma che via
     Pres’ habbia nò fa alcun vero concetto:
     Perche partendo ad altri non ſé motto
     Ch’ allo feudier che ſeco hauea códotto.

[28]
O come ella ſoſpira, o come teme
     Sentendo che ſé n’ e come fuggito,
     O come fopra ogni timor le preme
     Che per porla in oblio ſé ne ſia gito,
     Che viſtofi Amon cútra, & ogni ſpeme
     Perduta, mai piú d’efferle marito
     Si ſia fatto da lei lòtano ſorſè
     Coſi ſperando dal ſuo amor difeiorfe.

[29]
E ch fatt’ habbia achor qualche diſegno
     Per piú toſto leuarſela dal core
     D’andar cercando d’uno in altro regno
     Dona per cui ſi ſcordi il primo amore:
     Come ſi dice che ſi ſuol d’un legno
     Tal’hor chiodo co chiodo cacciar ſuore
     Nuouo penſier, ch’a queſto poi ſuccede
     Le dipinge Ruggier pieno di fede.

[30]
E lei che dato orecchie habbia riprende
     A tanta iniqua fuſpitione e ſtolta:
     E coſi I’ un penſier Ruggier difende:
     L’altro l’accufa: & ella amenduo aſcolta,
     E quádo a queſto e quado a ql s’aprède
     Ne riſoluta a qſto o a quel ſi volta,
     Pur’ all’opinion piú toſto corre
     Che piú le gioua: e la contraria abhorre.

[31]
E talhor’ ancho che le torna a mente
     Quel che piú volte il ſuo Ruggier le ha detto,
     Cóe di graue error ſi duole e péte
     C’hauuto n’ habbia geloſia e ſoſpetto,
     E come foſſe al ſuo Ruggier preſente
     Chiamali in colpa, e ſene batte il petto,
     Ho fatto error (dice ella) e me n’ aueggio
     Ma chi n’ e cauſa e cauſa achor di peggio

[32]
Amor n’e cauſa: che nel cor m’ha impſſo
     La ſorma tua, coſi leggiadra e bella,
     E porto ci ha l’ardir: l’ingegno appreſſò:
     E la virtú di che ciaſcun fauella,
     Ch’ impoſſibil mi par ch’oue conceſſo
     Ne ſia il veder, ch’ogni donna e dozella
     No ne ſia acceſa, e che non vſi ogni arte
     Di ſciorti dal mio amor, e al ſuo legarte.

[33]
Deh haueſſe Amor coſi ne i pèſier miei
     Il tuo penſier: come ci ha il viſo ſculto,
     Io ſon ben certa che lo trouerei
     Paleſe tal: qual’io lo ſtimo occulto,
     E che ſi ſuor di geloſia farei
     Ch’ adhoradhor, nò mi farebbe inſulto
     E doue a pena hor’ e da me reſpinta
     Rimarria morta: no che rotta e vinta,