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[83]
Il capo il Re de Bulgari Vatrano
     Animoſo e prudète e prò guerriero,
     Di qua e di la s’ affaticava in vano
     Per riparare a vn’ impeto ſi fiero,
     Quando cingendol con robuſta mano
     Leon, gli ſé cader ſotto il deſtriero,
     E poi che dar prigion mai non ſi volſe
     Con mille ſpade la vita gli tolſe.

[84]
I Bulgari ſin qui fatto hauean teſta
     Ma quando il lor ſignor ſi vider tolto
     E creſcer dogn’ intorno la tempeſta,
     Voltar le ſpalle, oue hauean pria il volto
     Ruggier ch miſto vien ſra i Greci, e qſta
     Sconfitta vede: ſenza pèſar molto
     I Bulgari ſoccorrer ſi diſpone
     Perch’ odia Coſtantino, e piú Leone.

[85]
Sprona FrOtin, ch ſébra al corſo vn vèto
     E inanzi a tutti i corridori paſſa:
     E tra la gète vien che per ſpauèto
     Al monte ſugge, e la pianura laſſa:
     Molti ne ferma e fa voltare il mento
     Contra i nimici, e poi la lancia abaſſa:
     E con ſi ſier ſembiante il deſtrier muoue:
     Ch ſin nel ciel, Marte ne teme e Gioue.

[86]
Dinázi a glialtri ú Caualliero adocchia
     Che riccamato nel veſtir vermiglio
     Hauea d’oro e di ſeta vna pannocchia,
     Con tutto il gambo che parea di miglio
     Nipote a Coſtantin per la Sirocchia:
     Ma che nò gli era men caro che figlio,
     Gli ſpezza ſcudo e oſbergo come vetro
     E fa la lancia vn palmo apparir dietro.

[87]
Laſcia quel morto e Baliſarda ſtringe
     Verſo vno ſtuol ch piú ſi vede appreſſo,
     E contra a qſto: e contra a quel ſi ſpinge
     Et a chi tróco: & a chi il capo ha feſſo
     A chi nel petto a chi nel ſianco tinge
     Il brando, e a chi l’ha ne la gola meſſo,
     Taglia buſti ache braccia mani e ſpalle:
     E il ſangue come vn rio corre alla valle.

[88]
Non e (viſti quei colpi) chi gli faccia
     Contrailo piú: coſi n’ e ogniun ſmarrito,
     Si che ſi cangia ſubito la faccia
     De la battaglia, che tornando ardito
     Il petto volge, e a i Greci da la caccia
     Il Bulgaro che dianzi era fuggito:
     In vn mométo ogni ordine diſciolto
     Si vede, e ogni ſtèdardo a ſuggir volto.

[89]
Leone Auguſto s’ un poggio eminente
     Vedèdo i ſuoi ſuggir s’ era ridutto:
     F. ſbigottito e meſto ponea méte
     (Perch’era in loco che ſcopriua il tutto)
     Al cauallier ch’uccidea tanta géte
     Che per lui ſol ql campo era diſtrutto:
     E non può far ſé ben n’ e oſſeſo tanto,
     Che non lo lodi, e gli dia in arme il váto.

[90]
Ben comprède all’inſegne e fopraueſti:
     All’arme luminoſe, e ricche d’oro,
     Che quatunqj il guerrier dia aiuto a qſti
     Nimici ſuoi, non ſia perho di loro,
     Stupido mira i fopr’ humani geſti
     E tal’hor pèſa che dal ſomino choro
     Sia p punire i Greci vn’Agnol ſcefo
     Che tante e tante volte hano Dio oſſeſo.