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Il capo il Re de Bulgari Vatrano
Animoſo e prudète e prò guerriero,
Di qua e di la s’ affaticava in vano
Per riparare a vn’ impeto ſi fiero,
Quando cingendol con robuſta mano
Leon, gli ſé cader ſotto il deſtriero,
E poi che dar prigion mai non ſi volſe
Con mille ſpade la vita gli tolſe.
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I Bulgari ſin qui fatto hauean teſta
Ma quando il lor ſignor ſi vider tolto
E creſcer dogn’ intorno la tempeſta,
Voltar le ſpalle, oue hauean pria il volto
Ruggier ch miſto vien ſra i Greci, e qſta
Sconfitta vede: ſenza pèſar molto
I Bulgari ſoccorrer ſi diſpone
Perch’ odia Coſtantino, e piú Leone.
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Sprona FrOtin, ch ſébra al corſo vn vèto
E inanzi a tutti i corridori paſſa:
E tra la gète vien che per ſpauèto
Al monte ſugge, e la pianura laſſa:
Molti ne ferma e fa voltare il mento
Contra i nimici, e poi la lancia abaſſa:
E con ſi ſier ſembiante il deſtrier muoue:
Ch ſin nel ciel, Marte ne teme e Gioue.
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Dinázi a glialtri ú Caualliero adocchia
Che riccamato nel veſtir vermiglio
Hauea d’oro e di ſeta vna pannocchia,
Con tutto il gambo che parea di miglio
Nipote a Coſtantin per la Sirocchia:
Ma che nò gli era men caro che figlio,
Gli ſpezza ſcudo e oſbergo come vetro
E fa la lancia vn palmo apparir dietro.
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Laſcia quel morto e Baliſarda ſtringe
Verſo vno ſtuol ch piú ſi vede appreſſo,
E contra a qſto: e contra a quel ſi ſpinge
Et a chi tróco: & a chi il capo ha feſſo
A chi nel petto a chi nel ſianco tinge
Il brando, e a chi l’ha ne la gola meſſo,
Taglia buſti ache braccia mani e ſpalle:
E il ſangue come vn rio corre alla valle.
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Non e (viſti quei colpi) chi gli faccia
Contrailo piú: coſi n’ e ogniun ſmarrito,
Si che ſi cangia ſubito la faccia
De la battaglia, che tornando ardito
Il petto volge, e a i Greci da la caccia
Il Bulgaro che dianzi era fuggito:
In vn mométo ogni ordine diſciolto
Si vede, e ogni ſtèdardo a ſuggir volto.
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Leone Auguſto s’ un poggio eminente
Vedèdo i ſuoi ſuggir s’ era ridutto:
F. ſbigottito e meſto ponea méte
(Perch’era in loco che ſcopriua il tutto)
Al cauallier ch’uccidea tanta géte
Che per lui ſol ql campo era diſtrutto:
E non può far ſé ben n’ e oſſeſo tanto,
Che non lo lodi, e gli dia in arme il váto.
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Ben comprède all’inſegne e fopraueſti:
All’arme luminoſe, e ricche d’oro,
Che quatunqj il guerrier dia aiuto a qſti
Nimici ſuoi, non ſia perho di loro,
Stupido mira i fopr’ humani geſti
E tal’hor pèſa che dal ſomino choro
Sia p punire i Greci vn’Agnol ſcefo
Che tante e tante volte hano Dio oſſeſo.