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E ſeguitando il ſuo parlar piú inante
Fa il Santo Vecchio ſi: che perſuade
Ch Rinaldo a Ruggier dia Bradamate,
Benché pregar, ne l’un ne l’altro accade,
Loda Oliuier col Principe d’Anglante
Che far ſi debba queſta aſſinitade,
Il che ſperan ch’approui Amoe e Carlo
E debba tutta Francia comendarlo.
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Coſi dicean: ma nò ſapean ch’Amone
CO volunta del figlio di Pipino:
N’hauea dato I quei giorni intentione
All’Imperator Greco Coſtantino,
Che glie le domandaua per Leone
Suo figlio e ſucceſſor nel gran domino,
Se n’era pel valor che n’hauea inteſo
Senza vederla il giouinetto acceſo.
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Riſpoſto gli hauea Amo, che da ſé ſolo
Non era per coeludere altramente:
Ne pria che ne parlaſſe col ſigliuolo
Rinaldo da la corte allhora aſſente,
Il qual credea che vi verrebbe a volo
E che di gratia hauria ſi gran parente,
Pur per molto riſpetto che gli hauea
Rifoluer ſenza lui nò ſi volea.
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Hor Rinaldo lontan dal padre: quella
Pratica Imperiai tutta ignorando
Quiui a Ruggier promette la Sorella
Di ſuo parere, e di parer d’ Orlando,
E de glialtri e’ hauea ſeco alla cella
Ma fopra tutti l’Eremita inſtando
E crede veramente che piacere
Debba ad Amon quel parètado hauere.
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Quel di e la notte, e del ſeguente giorno
Steron gran parte col Monaco faggio
Quaſi obliando al legno far ritorno
Benché il vento ſpiraffe allor viaggio,
Ma i lor nocchieri a cui tanto ſoggiorno
Increſcea homai, madar piú d’un meſſaggio
Che ſi li ſtimular de la partita
Ch’ aforza li ſpicar da l’Eremita.
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Ruggier che ſtato era in eſilio tanto
Ne da lo ſcoglio hauea mai mofTo il piede
Tolſe licentia da ql Maſtro Santo
Ch’infegnata gli hauea la vera fede,
La ſpada Orlando gli rimeſſe a canto
l’arme d’ Hettorre, e il buò FrOtin gli diede
Si p moſtrar del ſuo amor ſegno eſpffo
Si per ſaper che dianzi erano d’effo.
[17]
E quantunque miglior ne l’incantata
Spada, ragione haueſſe il Paladino,
Che con pena e trauaglio giá leuata
l’hauea dal ſormidabile giardino,
Che nò hauea Ruggiero, a cui donata
Dal ladro ſu che gli die achor Frotino,
Pur volètier, glie le dono col reſto
De l’arme toſto che ne ſu richieſto.
[18]
Fur benedetti dal Vecchio deuoto
E fu’l nauilio al ſin ſi ritomaro,
I remi all’acqua e dier le vele al Noto,
E ſu lor (i ſereno il tempo e chiaro
Che non vi biſogno priego ne voto
Fin che nel porto di Marſilia entraro,
Ma quiui ſtiano tanto ch’io conduca
Inſieme Aſtolfo il glorioſo Duca.