Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/607


[3]
Queſti quantunqj d’amicitia poco
     Sieno capaci, perche nò ſta quella
     Oue per coſe graui: oue per giuoco
     Mai ſenza ſintion no ſi fauella,
     Pur ſé talhor gli ha tratti in humil loco
     Inſieme vna fortuna acerba e fella
     In poco tempo vengono a notitia
     Quel che in molto nò ſer de l’amicitia,

[4]
Il ſanto Vecchiarel ne la ſua ſtanza
     Giunger gli hoſpiti ſuoi co nodo ſorte
     Ad amor vero meglio hebbe poſſanza,
     Ch’altri nò hauria fatto in real corte,
     Fu queſto poi di tal perſeueranza
     Che no ſi ſciolſe mai fin’ alla morte:
     Il Vecchio li trouo tutti benigni
     Cadidi piú nel cor che di ſuor Cygni.

[5]
Trouolli tutti amabili e corteſi
     No de la iniquitá ch’io v’ho dipinta
     Di quei che mai no eſcono paleſi:
     Ma ſempre van cu apparenza ſinta,
     Di quanto s’ eran per a dietro oſſeſi
     Ogni memoria ſu tra loro eſtinta,
     E ſé d’un ventre foſſero e d’un ſeme
     No ſi potriano amar piú tutti inſieme.

[6]
Sopra glialtri il Signor di Motalbano
     Accarezzaua, e nutria Ruggiero
     Si perche giá l’hauea co l’arme in mano
     Prouato quanto era animoſo e fiero,
     Si per trouarlo affabile & ſiumano
     Piú che mai foſſe al mòdo caualliero,
     Ma molto piú che da diuerſe bande
     Si conoſcea d’ hauergli obligo grande.

[7]
Sapea che di grauiſſimo periglio
     Egli hauea liberato Ricciardetto,
     Quado il Re Hiſpano gli ſé dar dipiglio
     E co la ſiglia prendere nel letto:
     E e’ hauea tratto l’uno e l’altro figlio
     Del duca Buouo (com’io v’ ho giá detto)
     Di man de i Saracini, e de i maluagi
     Ch’ eran col Maganzeſe Bertolagi.

[8]
Queſto debito a lui parea di ſorte
     Ch’ad amar lo ſtrígeano e ad honorarlo,
     E gli ne dolſe, e gli ne’ncrebbe ſorte
     Che prima no hauea potuto farlo,
     Quando era l’un ne l’Africana corte
     E l’altro a gli ſeruigi era di Carlo,
     Hor che fatto chriſtian quiui lo troua
     Quel ch nò fece prima hor far gli gioua

[9]
Proferte ſenza ſine: honore, e feſta
     Fece a Ruggiero il Paladin corteſe,
     Il prudente Eremita, come queſta
     Reniuolentia vide, adito preſe,
     Entro dicendo: a fare altro nò reſta
     (E lo ſpero ottener ſenza còteſe)
     Che come P amicitia e tra voi fatta
     Tra voi ſia anchora affinitá cOtratta.

[10]
Accio che de le due pgenie illuſtri
     Che nò han par di nobiltade al mòdo,
     Naſca vn lignaggio ch piú chiaro luſtri
     Che’l chiaro Sol per quato gira a tòdo.
     E come andrá piú inanzi & anni e luſtri
     Sara piú bello, e durerá, ſecòdo
     Ch Dio m’inſpira, accio ch’a voi noi celi
     Fin che terran l’uſato corſo i cieli.