Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/606


 [195]
Era Ruggier, dal di che giunſe a nuoto
     Su qſto ſcoglio, poi ſtatoui ognihora,
     Fra quei guerrieri il Vecchiarel deuoto
     Sta dolcemente e li còforta & ora, .
     A voler ſchiui di pantano e loto
     Modi paſſar per queſta morta gora
     C ha nome vita, che ſi piace a ſciocchi
     Et alla via del ciel ſemp hauer gliocchi.

 [196]
Orlando vn ſuo mādo fu’l legno, e trarne
     Fece pane e buon vin, cacio, e perſutti,
     E l’huom di Dio ch’ogni ſapor di ſtarne
     Poſe in oblio poi ch’auuezzoſſi a ſrutti,
     Per charita mangiar fecero carne
     E ber del vino, e far quel che ſer tutti:
     Poi ch’alla menſa cofolati ſoro
     Di molte coſe ragionar tra loro.

 [197]
E come accade nel parlar ſouente
     Ch’una coſa vien l’altra dimoſtrando,
     Ruggier riconoſciuto ſinalmente
     Fu da Rinaldo, da Oliuier, da Orlando:
     Per quel Ruggiero in arme ſi eccellente
     Il cui valor s’accorda ognun lodando:
     Ne Rinaldo l’hauea raffigurato
     Per quel che può giā ne lo ſteccato.

 [198]
Ben l’hauea il Re Sobrin riconoſciuto
     Toſto che’l vide col Vecchio apparire,
     Ma volſe inanzi ſtar tacito e muto
     Che porſi in auentura di fallire,
     Poi ch’a notitia a glialtri ſu venuto
     Che qſto era Ruggier, di cui l’ardire
     La corteſia e’l valore alto e pfondo
     Si facea nominar per tutto il mòdo.

 [199]
E ſapendoſi giā ch’era chriſtiano
     Tutti con lieta e cO ſerena faccia
     Vengono a lui, chi gli tocca la mano
     E chi lo bacia e chi lo ſtrige e abbraccia
     Sopra glialtri il Signor di Mòtalbano
     D’accarezzarlo e fargli honor peaccia:
     Perch’eſſo piū de glialtri io’l ſerbo a dir
     Ne l’altro canto se’l vorrete vdire.


CANTO XLIIII



 [1]

S
Peſſo in poueri alberghi e í picciol tetti

     Ne le calamitadi e ne i diſagi
     Meglio s’aggiugon d’amicitia i petti
     Ch ſra ricchezze inuidioſe & agi,
     De le piene d’inſidie e di foſpetti
     Corti regali: e ſplendidi palagi,
     Oue la charitade e in tutto eſtinta:
     Ne ſi vede amicitia ſé non ſinta.

 [2]
Quindi auuien che tra Principi e Signori
     Patti e cóuention ſono ſi ſrali,
     Fan lega hoggi Re, Papi, e Imperatori
     Doman faran nimici capitali,
     Perche qual l’apparenze eſteriori
     Non hanno i cor, no han gli animi tali,
     Che no mirando al torto piū ch’al dritto
     Attendon ſolamente al lor pfitto.