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Ben che Rinaldo co pochi danari
Forſè ſouete, pur n’ hauea ſi alhora
Che corteſia ne fece a marinari
Prima che li laſciaffe alla buon’ hora,
Quindi mutando beſtie e cauallari
Arimino parlò la ſera anchora:
Ne in Montefiore aſpetta il matutino
E quaſi a par col Sol giunge in Vrbino,
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Quiui non era Federico allhora
Ne l’Iſſabetta, ne’l buon Guido v’ era
Ne Franceſco Maria, ne Leonora:
Che co corteſe ſorza e non altiera
Haueſſe aſtretto a far ſeco dimora
Si famoſo guerrier piú d’una ſera,
Come ſer giá molti ani, & hoggi fanno
A done e a cauallier che di la vanno.
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Poi che qui alla briglia alcun noi prede
Smonta Rinaldo a Cagli alla via dritta,
Pel mote che’l Metauro o ilGauno fende
Paſſa Apènino, e piú nò l’ha a man ritta:
Paſſa gli Obri e gli etruſci e a Roa ſcède
Da Roma ad Oſtia, e quidi ſi tragitta
Per mare alla cittade a cui còmife
Il pietoſo ſigliuol l’oſſa d’Anchife.
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Muta iui legno, e verſo l’iſoletta
Di Lipaduſa fa ratto leuarſi:
Quella che ſu da i còbattèti eletta
Et oue giá ſtati erano a trouarſi:
Inſta Rinaldo e gli nocchieri affretta
Ch’ a vela e a remi fan ciò che può farſi:
Ma i veti auuerfi e per lui mal gagliardi
Lo fecer (ma di poco) arriuar tardi.
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Giunſe ch’a puto il principe d’Anglante
Fatta hauea l’utile opra e glorioſa,
Hauea Gradaſſo vcciſo & Agramante,
Ma co dura vittoria e ſanguinoſa:
Morto n’era il ſigliuol di Monodante:
E di graue percoſſa e periglioſa
Staua Oliuier languédo in ſu l’arena
E del pie guaſto hauea martire e pena.
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Tener nò potè il Conte aſciutto il viſo
Quado abbraccio Rinaldo, e ch narrolli
Che gli era ſtato Brandimarte vcciſo
Che tanta fede e tanto amor portolli:
Ne men Rinaldo quando ſi diuiſo
Vide il capo all’amico hebbe occhi molli
Poi quindi ad abbracciar ſi ſu codotto
Oliuier che ſedea col piede rotto.
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La conſolation che ſeppe tutta
Die lor, benché per ſé tor no la poſſa,
Che giunto ſi vedea quiui alle ſrutta
Anzi poi che la meſa era rimoſſa,
Andaro i ſerui alla citta diſtrutta
E di Gradaſſo e d’ Agramante l’oſſa
Ne le ruine afeofer di Biſerta:
E quiui diuulgar la coſa certa.
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De la vittoria e’ hauea hauuto Orlando
S’ allegro Aſtolfo e Sanſonetto molto:
No ſi perho come haurian fatto, quando
No foſſe a Brandimarte il lume tolto:
Sentir lui morto il gaudio va ſcemando
Si che nò ponno aſſerenare il volto.
Hor chi fará di lor ch’annuntio voglia
A Fiordiligi dar di ſi gran doglia?