[7]
La ſtanza quadra e ſpatiofa pare
Vna deuota e venerabil chieſa
Che ſu colonne alabaſtrine e rare
Con bella architettura era fuſpefa,
Surgea nel mezo vn ben locato altare
C hauea dinanzi vna lampada acceſa,
E quella di ſplendente e chiaro ſoco
Redea gra lume, all’uno e all’altro loco
[8]
Di deuota humilta la donna tocca,
Come ſi vide in loco ſacro e pio,
Incomincio col core e con la bocca,
Inginocchiata a mandar prieghi a Dio,
Vn picciol’vſcio in tato ſtride e crocea
Ch’era all’incotro, onde vna dona vſcio
Diſcita e ſcalza: e ſciolte hauea le chiome
Che la Donzella ſaluto per nome.
[9]
E diſſe o generoſa Bradamante
Non giunta qui ſenza voler diuino,
Di te piū giorni m’ha predetto inante
Il prophetico ſpirto di Merlino,
Che viſitar le ſue reliquie fante
Doueui per inſolito camino,
E qui ſon ſtata accio ch’io ti riueli
Quel c’han di te giā ſtatuito i cieli,
[10]
Queſta e l’antiqua e memorabil grotta
Ch’edifico Merlino il ſauio Mago,
Che ſorſè ricordare odi tal’hotta,
Doue ingannollo la Donna del lago,
Il ſepolchro e qui giū, doue corrotta
Giace la carne ſua, doue egli vago
Di fodisfare a lei, che glil ſuaſe
Viuo corcoffi e morto ci rimaſe.
[11]
Col corpo morto il viuo ſpirto alberga
Sin ch’oda il ſuon de l’angelica tromba
Che dal ciel lo badiſea: o che ve l’erga
Secondo che farā coruo o colomba:
Viue la voce: e come chiara emerga
Vdir potrai da la marmorea tomba,
Che le paffate e le ſuture coſe
A chi gli domando ſempre riſpofe.
[12]
Piū giorni ſon ch’in queſto cimiterio
Venni di remotiſſimo paeſe,
Perch circa il mio ſtudio alto myſterio
Mi faceſſe Merlin meglio paleſe,
E perche hebbi vederti deſiderio
Poi ci ſon ſtata: oltre il diſegno vn meſe
Che Merlin che ’l ver ſempre mi pdiffe,
Termine al venir tuo queſto di ſiſſe.
[13]
Staſſi d’Amon la ſbigottita ſiglia
Tacita e ſiſſa al ragionar di queſta,
Et ha ſi pieno il cor di marauiglia
Che non fa s’ella dorme o s’ella e deſta
E con rimeſſe e vergognoſe ciglia
(Come quella che tutta era modeſta)
Riſpoſe di che merito ſon io?
Ch’antiueggian propheti il venir mio?
[14]
E lieta de l’inſolita auentura
Dietro alla Maga ſubito ſu moſſa,
Che la conduſſe a quella ſepoltura
Che chiudea di Merlin l’anima e l’oſſa,
Era quella arca d’una pietra dura
Lucida e terſa e come ſiamma roſſa,
Tal ch’alia ſtanza: ben che di ſol priua
Daua ſplendore il lume che n’ufeiua.