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E gli fa la medeſima richieſta
C’hauea giá Adonio alla ſua moglie fatta
De la brutta domada e dishoneſta
Perſona lo ſtimo beſtiale e matta,
Per tre repulſe e quattro egli non reſta:
E tanti modi a pſuaderlo adatta:
Sempre offerendo in merito il palagio
Che ſé inchinarlo al fuovoler maluagio
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La moglie Argia che ſtaua appſſo aſcofa
Poi che lo vide nel ſuo error caduto,
Salto ſuora gridando ah degna coſa
Che io veggo di Dottor faggio tenuto,
Trouato in ſi mal’opra e vitioſa
Penſa ſé roſſo far ſi deue e muto,
O terra accio ti ſi gettarti dentro
Perche allhor nò t’aprirti iſino al centro?
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La dona in ſuo diſcarco: & in vergogna
D’Anfelmo, il capo gl’introno di gridi,
Dicendo come te punir biſogna
Di quel che far con ſi vii huom ti vidi,?
Se per ſeguir quel che natura agogna
Me, vita a peghi del mio amate, vccidi?
Ch’ era bello e gentile: e vn dono tale
Mi ſé ch’a quel nulla il palagio vale.
[142]
S’ io ti parui eſſer degno d’ una morte
Conoſci che ne fei degno di cento,
E ben ch’in queſto loco io ſia ſi ſorte
Ch’io poſſa di te fare il mio talento,
Pure io non vo pigliar di peggior ſorte
Altra vendetta del tuo fallimento,
Di par P hauere e’l dar Marito poni
Fa com’io a te, ch tu a me anchor pdoni.
[143]
E ſia la pace e ſia P accordo fatto
Ch’ogni paſſato error vada in oblio,
Ne ch’in parole io poſſa mai: ne in atto
Ricordarti il tuo error, ne a me tu il mio,
Il marito ne parue hauer buon patto
Ne dimoſtroſſi al perdonar reſtio,
Coſi a pace e concordia ritornaro
E ſempre poi ſu l’uno all’altro caro.
[144]
Coſi diſſe il nocchiero, e morte a riſo
Rinaldo al ſin de la ſua hiſtoria vn poco
E diuentar gli fece a vn tratto il viſo
Per l’onta del Dottor come di fuoco,
Rinaldo Argia molto lodo, ch’auuifo
Hebbe d’alzare a qllo augello vn gioco
Ch’ alla medeſma rete ſé caſcallo
In che cadde ella, ma con minor fallo,
[145]
Poi che piú in alto il Sole il camin preſe
Fé il Paladino apparecchiar la méſa,
C’hauea la notte il Montura corteſe
Prouiſta con larghiſſima diſpéfa,
Fugge a finiſtra intanto il bel paeſe
Et a man deſtra la palude inimenſa:
Viene e fuggefi Argéta e’l ſuo Girone
Col lito oue Santerno il capo pone.
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Allhora la Baſtia credo no v’era
Hi die no troppo ſi vantar Spagnuoli
D’hauerui ſu tenuta la bandiera:
Ma piú da piager n’hano i Romagniuoli,
E quindi a Filo alla dritta riuiera:
Cacciano il legno, e fan parer che voli
Lo volgon poi per vna ſoſſa morta
Ch’a mezo di preflb a Rauena il porta.