Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/598


 [131]
Al ſin chiama quel ſeruo a chi ſu ípoſta
     Lopra crudel che poi non hebbe effetto,
     E fa che lo conduce oue naſcoſta
     S’egli era Argia, ſi come gli hauea detto,
     Ch ſorſè i qualche macchia il di repoſta
     La notte ſi ripara ad alcun tetto,
     Lo guida il ſeruo oue trouar ſi crede
     La ſolta ſelua, e vn gran palagio vede.

 [132]
Fatto hauea farſi alla ſua Fata intanto
     La bella Argia con ſubito lauoro,
     D’ alabaſtri vn palagio per incanto
     Dentro e di ſuor tutto ſregiato d’ Oro:
     Ne lingua dir ne cor penſar può quanto
     Hauea beltá di ſuor, dentro theſoro
     Quello che hierfera ſi ti parue bello
     Del mio Signor, faria vn tugurio a qllo.

 [133]
E di panni d’ razza, e di cortine
     Teſſute riccamente: e a varie ſoggie,
     Ornate eran le ſtalle e le cantine
     Non ſale pur, no pur camere e loggie,
     Vaſi d’oro e d’argento ſenza ſine
     Gemme cauate, azurre e verdi e roggie:
     E ſormate in gra piatti e I coppe e I nappi
     E ſenza ſin d’oro e di ſeta drappi.

 [134]
Il giudice (ſi come io vi dicea)
     Venne a queſto palagio a dar di petto,
     Quando ne vna capanna ſi credea
     Di ritrouar, ma ſolo il boſcho ſchietto,
     Per l’alta marauiglia che n’ hauea
     Eſſer ſi credea vſcito d’ intelletto
     Non ſapea ſé foſſe ebbro o ſé fognaffi
     O pur fe’l ceruel ſcemo auolo andaſſi.

 [135]
Vede inanzi alla porta vno Ethiopo
     Con naſo e labri groſſi, e bé glie auuiſo:
     Che non vedeſſe mai prima ne dopo
     Vn coſi ſozzo e diſpiaceuol viſo,
     Poi di fatteze qual ſi pinge Eſopo,
     D’ attriſtar ſé vi foſſe il Paradiſo:
     Bifunto e ſporco: e d’habito mendico
     Ne a mezo áchor di ſua bruttezza io dico

 [136]
Anſelmo che non vede altro da cui
     Poſſa ſaper di chi la caſa ſia,
     A lui s’ accorta, e ne domanda a lui:
     Et ei riſponde queſta caſa e mia:
     11 giudice e ben certo che colui
     Lo beffi, e che gli dica la bugia:
     Ma co ſcongiuri il Negro ad affermare
     Che ſua e la caſa e ch’altri no v’ ha a fare

 [137]
E gli oſſeriſce ſé la vuol vedere
     Che dètro vada, e cerchi come voglia:
     E ſé v’ha coſa che gli ſia in piacere
     O per ſé o per gliamici ſé la toglia,
     Diede il cauallo al ſeruo ſuo a tenere
     Anſelmo, e meſſe il pie dètro alla ſoglia
     E per ſale e per camere condutto
     Da baffo e d’ alto andò mirado il tutto.

 [138]
La ſorma, il ſito: il ricco e bel lauoro
     Va contemplando: e l’ornamento regio,
     E ſpeffo dice non potria quant’ oro
     E ſotto il Sol pagare il loco egregio,
     A qſto gli riſponde il brutto Moro
     E dice, e qſto anchor troua il ſuo pgio
     Se non d’Oro od’ Argento: no di meno
     Pagar lo può quel che vi coſta meno.