Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/596


 [115]
De la puttana ſua Balia i còforti:
     I prieghi de l’amante e la preſentia,
     II veder che guadagno ſé l’apporti:
     Del miſero Dottor la lunga abſentia:
     Lo ſperar ch’alcun mai non lo rapporti:
     Fero a i caſti pender tal violentia
     Ch’ella accetto il bel cane, e p mercede
     In braccio e i pda al ſuo amator ſi diede.

 [116]
Adonio lungamente ſrutto colſe
     De la ſua bella Dona, a cui la Fata
     Grande amor poſe, e tanto le ne volſe
     Che ſempre ſtar co lei ſi ſu vbligata,
     Per tutti i ſegni il Sol prima ſi volſe
     Ch’ai giudice licentia foſſe data:
     Al ſin torno, ma pien di gran ſoſpetto
     Per ql che giá Paſtrologo hauea detto.

 [117]
Fa, giunto ne la patria, il primo volo
     A caſa de l’aſtrologo, e gli chiede
     Se la ſua dona fatto inganno e dolo
     O pur ſeruato gli habbia amore e fede,
     Il ſito ſiguro colui del polo
     Et a tutti i pianeti il luogo diede:
     Poi riſpoſe che quel e’ hauea temuto
     Come pdetto ſu: gliera auuenuto.

 [118]
Che da doni grandiſſimi corrotta
     Data ad altri s’ hauea la Dona in pda,
     Queſta al Dottor nel cor ſu ſi gra botta
     Che lacia e ſpiedo io vo che bè le ceda,
     Per eſſerne piú certo ne va allhotta
     (Bè che pur troppo allo idiuino creda)
     Ou’e la Balia: e la tira da parte
     E per ſaperne il certo vſa grande arte.

 [119]
Con larghi giri circodando pua
     Hor qua, hor la, di ritrouar la traccia,
     E da principio nulla ne ritroua
     CO ogni diligentia che ne faccia,
     Ch’ella che no hauea tal coſa nuoua
     Staua negando co immobil faccia,
     E come bene inſtrutta, piú d’un meſe
     Tra il dubbio e’l certo il ſuo patrO foſpeſe.

 [120]
Quato douea parergli il dubio buono
     Se penſaua il dolor e’ hauria del certo:
     Poi ch’in damo prouo co priego e dono
     Che da la Balia il ver gli foſſe aperto
     Ne tocco taſto oue ſentiſſe ſuono
     Altro che falſo, come huom bè eſperto
     Aſpetto che diſcordia vi veniſſe:
     Ch’ oue femine ſon: ſon liti e riſſe,

 [121]
E come egli aſpetto coſi gli auuenne:
     Ch’ al primo ſdegno che tra loro nacque
     Senza ſuo ricercar: la Balia venne
     Il tutto a ricotargli, e nulla tacque,
     Lungo adir ſora ciò che’l cor ſoſtenne
     Come la mente còſternata giacque
     Del giudice meſchin, che ſu ſi oppreſſo
     Che ſtette per vſcir ſuor di ſé ſteffo.

 [122]
E ſi diſpoſe al ſin da l’ira vinto
     Morir, ma prima vecider la ſua moglie:
     E che d’amendue i ſangui vn ferro tinto
     Leuaſſi lei di biaſmo e ſé di doglie:
     Ne la citta ſé ne ritorna: ſpinto
     Da coſi ſuribonde e cieche voglie:
     Indi alla villa vn ſuo ſidato manda
     E quanto eſequir debba gli comanda,