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Il vederſi coprir del brutto ſcoglio,
E gir ſerpédo e coſa tanto ſchiua,
Ch no e pare al mondo altro cordoglio:
Tal che beſtémia ogniuna d’ eſſer viua,
E l’obligo ch’io t’ho (pche ti voglio
Inſiememéte dire onde deriua)
Tu ſaprai che ql di per eſſer tali
Siamo a periglio d’infiniti mali.
[100]
No e ſi odiato altro animale in terra
Come la ſerpe, e noi ch n’habbian faccia
Patimo da ciaſcuno oltraggio e guerra:
Che chi ne vede ne pcuote e caccia,
Se non trouiamo oue tornar ſotterra
Sétiamo quáto peſa altrui le braccia:
Meglio faria poter morir, che rotte
E Storpiate reſtar ſotto le botte
[101]
L’obligo ch’io t’ho grande e ch’uá volta
Che tu paſſaui per qſt’ ombre amene,
Per te di mano ſui d’ un villan tolta
Che gran trauagli m’hauea dati e pene,
Se tu non eri io non andaua aſciolta
Ch’ io non portaſſi rotto e capo e ſchene
E che feiancata non reſtaffi e ſtorta
Se bè non vi potea rimaner morta.
[102]
Perche quei giorni che per terra il petto
Trahemo, auuolte in ſerpétile ſchorza,
Il ciel, ch’in altri tempi e a noi ſuggetto
Niega vbbidirci, e priue ſian di ſorza:
In altri tempi ad vn ſol noſtro detto
Il Sol ſi ferma, e la ſua luce ammorza,
l’immobil terra gira, e muta loco
S’ infiáma il ghiaccio, e ſi cogela il fuoco
[103]
Hora io ſon qui per rederti mercede
Del beneſicio che mi feſti allhora.
Neſſuna gratia indarno hor mi ſi chiede
Ch’ io ſon del manto viperino ſuora,
Tre volte piú che di tuo padre herede
Non rimanerti, io ti ſo riccho hor’ hora,
Ne vo che mai piú pouero diuenti
Ma quáto ſpendi piú, che piú augumèti.
[104]
E perche ſo che ne l’antiquo nodo
In che giá Amor t’ auinſe ancho ti troui
Yoglioti dimoſtrar V ordine e’l modo
Ch’a diſbramar tuoi deſiderii gioui,
Io voglio hor che lontano il marito odo
Che ſenza indugio il mio coſiglio proui:
Vadi a trouar la donna che dimora
Fuori alla villa, e faro teco io anchora.
[105]
E ſeguito narrandogli in che guiſa
Alla ſua dona vuol che s’ appreſenti:
Dico come veſtir, come preciſa-
Mete habbia a dir, come la prieghi e tèti
E che ſorma eſſa vuol pigliar deuiſa
Che ſuor che’l giorno ch’erra tra ſerpèti
In tutti glialtri ſi può far fecondo
Ch piú le pare í quate ſorme ha il modo.
[106]
Meſſe in habito lui di peregrino
Ilqual per dio di porta in porta accatti,
Mutoſſe ella in vn cane il piú piccino
Di quanti mai n’ habbia Natura fatti,
Di pel lungo piú bianco ch’Armellino
Di grato aſpetto e di mirabili atti:
Coſi trasfigurato entraro in via
Verſo la caſa de la bella Argia.