Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/593


 [91]
Co facultade (diſſe) che ne tuoi
     No ſol biſogni te li goda e ſpenda,
     Ma che ne poſſi far ciò che ne vuoi
     Li coſumi, li getti, e doni, e venda
     Altro coto ſaper non ne vo poi
     Pur che qual ti laſcio hor, tu mi ti renda,
     Pur che come hor tu fei, mi ſie rimaſa
     Fa che io no troui ne poder ne caſa.

 [92]
La prega che no faccia: ſé non ſente
     Ch’egli ci ſia, ne la citta dimora:
     Ma ne la villa: oue piú agiatamente
     Viuer potrá d’ogni commercio ſuora:
     Queſto dicea perno che l’humil gente
     Che nel gregge o ne campi gli lauora
     NO gli era auiſo che le carte voglie
     Cótaminar poteſſero alla moglie.

 [93]
Tenendo tuttauia le belle braccia
     Al timido marito al collo Argia
     E di lachryme empiedogli la faccia
     Ch’un ſiumicel da gliocchi le n’uſcia,
     S’attriſta che colpeuole la faccia
     Come di ſé mancata giá gli ſia,
     Che queſta ſua foſpition pcede
     Perche no ha ne la ſua fede: fede.

 [94]
Troppo fará s’ io voglio ir rimembrando
     Ciò ch’al partir da tramendua ſia detto,
     Il mio honor (dice al ſin) ti raccomado:
     Piglia licentia, e parteſi in effetto,
     E ben ſi ſente veramente, quando
     Volge il cauallo, vſcire il cor del petto,
     Ella Io ſegue quanto ſeguir puote
     CO gliocchi che le rigano le gote.

 [95]
Adonio in tanto miſero e tapino
     E (come io dirti) pallido e barbuto
     Verſo la patria hauea preſo il camino
     Sperando di non erter conoſciuto,
     Su’l lago giunſe alla citta vicino
     La doue hauea dato alla biſcia aiuto,
     Ch’era attediata ètro la macchia ſorte
     Da ql villan che por la volea a morte.

 [96]
Quiui arriuando in ſu l’aprir del giorno
     Ch’ achor ſpledea nel cielo alcua ſtella:
     Si vede in peregrino habito adorno
     Venir pel lito incontra vna donzella,
     In ſignoril ſembiante, anchor ch’intorno
     Non l’appariffe ne feudier ne ancella:
     Cortei con grata viſta lo raccolſe
     E poi la lingua a tai parole ſciolſe .
 [97]
Se ben non mi conoſci o caualliero
     Son tua paréte, e grade obligo t’haggio:
     Parete ſon, perche da Cadmo fiero
     Scede d’ améduo noi l’alto lignaggio,
     Io ſon la fata Manto, che’l primiero
     Saſſo meſſi a ſondar qſto villaggio,
     E dal mio nome (come bè ſorſè hai
     Contare vdito) Mantua la nomai.

 [98]
De le Fate io ſon vna, & il fatale
     Stato p farti ancho ſaper ch’importe:
     Naſcemo a vn punto ch d’ognaltro male
     Siamo capaci ſuor che de la morte,
     Ma giunto e con qto eſſere immortale
     Condition non men del morir ſorte,
     Ch’ogni fettimo giorno ogniuna e certa
     Che la ſua ſorma in biſcia ſi conuerta.