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Co facultade (diſſe) che ne tuoi
No ſol biſogni te li goda e ſpenda,
Ma che ne poſſi far ciò che ne vuoi
Li coſumi, li getti, e doni, e venda
Altro coto ſaper non ne vo poi
Pur che qual ti laſcio hor, tu mi ti renda,
Pur che come hor tu fei, mi ſie rimaſa
Fa che io no troui ne poder ne caſa.
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La prega che no faccia: ſé non ſente
Ch’egli ci ſia, ne la citta dimora:
Ma ne la villa: oue piú agiatamente
Viuer potrá d’ogni commercio ſuora:
Queſto dicea perno che l’humil gente
Che nel gregge o ne campi gli lauora
NO gli era auiſo che le carte voglie
Cótaminar poteſſero alla moglie.
[93]
Tenendo tuttauia le belle braccia
Al timido marito al collo Argia
E di lachryme empiedogli la faccia
Ch’un ſiumicel da gliocchi le n’uſcia,
S’attriſta che colpeuole la faccia
Come di ſé mancata giá gli ſia,
Che queſta ſua foſpition pcede
Perche no ha ne la ſua fede: fede.
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Troppo fará s’ io voglio ir rimembrando
Ciò ch’al partir da tramendua ſia detto,
Il mio honor (dice al ſin) ti raccomado:
Piglia licentia, e parteſi in effetto,
E ben ſi ſente veramente, quando
Volge il cauallo, vſcire il cor del petto,
Ella Io ſegue quanto ſeguir puote
CO gliocchi che le rigano le gote.
[95]
Adonio in tanto miſero e tapino
E (come io dirti) pallido e barbuto
Verſo la patria hauea preſo il camino
Sperando di non erter conoſciuto,
Su’l lago giunſe alla citta vicino
La doue hauea dato alla biſcia aiuto,
Ch’era attediata ètro la macchia ſorte
Da ql villan che por la volea a morte.
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Quiui arriuando in ſu l’aprir del giorno
Ch’ achor ſpledea nel cielo alcua ſtella:
Si vede in peregrino habito adorno
Venir pel lito incontra vna donzella,
In ſignoril ſembiante, anchor ch’intorno
Non l’appariffe ne feudier ne ancella:
Cortei con grata viſta lo raccolſe
E poi la lingua a tai parole ſciolſe .
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Se ben non mi conoſci o caualliero
Son tua paréte, e grade obligo t’haggio:
Parete ſon, perche da Cadmo fiero
Scede d’ améduo noi l’alto lignaggio,
Io ſon la fata Manto, che’l primiero
Saſſo meſſi a ſondar qſto villaggio,
E dal mio nome (come bè ſorſè hai
Contare vdito) Mantua la nomai.
[98]
De le Fate io ſon vna, & il fatale
Stato p farti ancho ſaper ch’importe:
Naſcemo a vn punto ch d’ognaltro male
Siamo capaci ſuor che de la morte,
Ma giunto e con qto eſſere immortale
Condition non men del morir ſorte,
Ch’ogni fettimo giorno ogniuna e certa
Che la ſua ſorma in biſcia ſi conuerta.