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Stando in qſto peſoſo il caualliero
Di ChiaramOte, e non alzando il viſo,
Con molta attetion ſu da vn nocchiero
Che gli era incontra riguardato ſiſo:
E perche di veder tutto il peſiero
Che l’occupaua tanto, gli ſu auiſo
COe huó che bè parlaua & hauea ardire
A ſeco ragionar lo fece vſcire.
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La ſomma ſu del lor ragionamelo
Che colui mal’accorto era bé ſtato
Che ne la moglie ſua l’eſperimeto
Maggior che può far dona hauea tétato,
Che quella che da l’Oro e da l’argèto
Difende il cor di pudicitia armato,
Tra mille ſpade via piú facilmete
Difenderallo: e in mezo al fuoco ardete,
[69]
Il nocchier ſuggiungea bé gli diceſti
Che non douea oſſerirle ſi gran doni,
Che contraffare a queſti assai ti, e a qſti
Colpi, non ſono tutti i petti buoni,
Non ſo ſé d’ una giouane intedeſti
(Ch’ eſſer pò che tra voi ſé ne ragioni)
Che nel medeſmo error vide il coſorte
Di ch’eſſo hauea lei codannata a morte.
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Douea in memoria hauere il Signor mio
Che l’Oro e’l pmio ogni durezza Ichina,
Ma quando biſogno l’hebbe in oblio,
Et ei ſi procaccio la ſua ruina,
Coſi ſapea lo eſempio egli com’io
Che ſu in qſta citta di qui vicina
Sua patria e mia, che’l lago e la palude
Del rifrenato Menzo intorno chiude.
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D’ Adonio voglio dir, che’l ricco dono
Fé alla moglie del Giudice d’un cane,
Di qſto (diſſe il Paladino) il ſuono
Non paſſa l’alpe, e qui tra voi rimane,
Perche ne in Francia ne doue ito ſono
Parlar n’ udi ne le contrade eſtrane:
Si che di pur, ſé non t’ increſce il dire
Che voletieri io mi t’acconcio a vdire.
[72]
Il nocchier comincio, giá ſu di queſta
Terra, vn’ Anſelmo di famiglia degna:
Che la ſua giouetu con lunga veſta
Speſe in ſaper ciò ch’Vlpiano inſegna,
E di nobil progenie bella e honeſta
Moglie cerco ch’al grado ſuo cOuegna,
E d’una terra quindi non lontana
N’hebbevna di bellezza foprahumana.
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E di bei modi e tanto gratioſi
Che parea tutto amore e leggiadria:
E di molto piú ſorſè ch’a i ripoſi
Ch’ allo ſtato di lui non conuenia:
Toſto che l’hebe, quanti mai geloſi
Al mondo fur paſſo di geloſia,
Non giá ch’altra cagion gli ne deſſe ella
Ch d’ eſſer troppo accorta e troppo bella
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Ne la citta medeſma: vn caualliero
Era d’antiqua e d’honorata gente:
Che diſcédea da quel lignaggio altiero
Ch’ uſei d’ una maſcella di ſerpète:
Onde giá Manto e chi con eſſa fero
La patria mia: diſceſer ſimilmente,
Il cauallier ch’Adonio nominoffe
Di queſta bella donna inamoroffe.