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E che farebbe tal p ſtudio e cura
Di chi al ſapere & al potere vnita
La voglia hauedo, d’ argini e di mura
Hauria ſi anchor la ſua citta munita
Che cótra tutto il mòdo ſtar ſicura
Potria, ſenza chiamar di ſuori aita:
E ch d’Hercol ſigliuol, d’ Hercol farebbe
Padre, il Signor che qſto e ql far debbe,
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Coſi venia Rinaldo ricordando
Quel ch giá il ſuo cugin detto gli hauea
De le ſuture coſe diuinando:
Che ſpeffo còſerir ſeco ſolea
E tutta via l’humil citta mirando
Come eſſer può ch’anchor (ſeco dicea)
Debban coſi fiorir queſte paludi
De tutti i liberali e degni ſtudi ?
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E crefeer’ habbia di ſi piccol borgo
Ampia cittade? e’ di ſi gran bellezza?
E ciò ch’intorno e tutto ſtagno e gorgo
Sien lieti e pieni campi di ricchezza?
Citta fin’hora a riuerire aſſorgo
L’amor, la corteſia, la gètilezza,
De tuoi Signori, e gli honorati pregi
De i cauallier, de i cittadini egregi.
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l’ineſſabil bontá del Redentore
De tuoi principi il ſenno e la Iuſtitia
Sempre co pace ſempre con amore
Ti tenga in abondantia & in lctitia,
E ti difenda contra ogni furore
De tuoi nimici, e ſcuopra lor malitia:
Del tuo contento ogni vicino arrabbi
Piú toſto ch tu inuidia ad alcuno habbi.
[63]
Mentre Rinaldo coſi parla: fende
CO tanta fretta il ſuttil legno l’onde
Che con maggiore a logoro nò ſcende
Falcon ch’ai grido del padron riſpode:
Del deſtro corno il deſtro ramo prede
Quídi il nocchiero, e mura, e tetti aſeòde
San Georgio a dietro, a dietro s’ allotana
La Torre e de la ſoſſa e di Gaibana.
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Rinaldo, come accade ch’un penſiero
Vn’altro dietro, e qllo vn’ altro mena,
Si véne a ricordar del caualliero
Nel cui palagio ſu la ſera a cena,
Che per qſta cittade (a dire il vero)
Hauea giuſta cagion di ſtare in pena:
E ricordoſſi del vaſo da bere
Ch moſtra altrui l’error de la mogliere.
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E ricordoſſi inſieme de la proua
Che d’hauer fatta il cauallier narrolli,
Ch di quati hauea eſpti, huomo no troua
Che bea nel vaſo e’l petto no s’immolli,
Hor ſi pète, hor tra ſé dice, e mi gioua
Ch’ a tanto paragon venir no volli,
Riuſcèdo accertaua il creder mio
Non riuſcèdo a che partito era io?
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Gli e qſto creder mio come io l’haueffi
Ben certo, e poco accreſcer lo potrei,
Si che s’ al paragon mi ſuccedeſſi
Poco il meglio faria ch’io ne trarrei,
Ma nò giá poco il mal, quado vedeſſi
Quel di Clarice mia ch’io non vorrei,
Metter faria mille contra vno a giuoco
Che pder ſi può molto e acquiſtar poco.