Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
[51]
Ch’ apparecchiata era la ſtanza e’l letto:
Ma che ſé volea far per ſuo conſiglio
Tutta notte dormir potria a diletto,
E dormédo auanzarſi qualche miglio,
Acconciar ti faro diſſe vn legnetto
Co che volando: e fenz’ alcun periglio
Tutta notte dormedo vo che vada:
E vna giornata auanzi de la ſtrada.
[52]
La proferta a Rinaldo accettar piacqj
E molto ringratio l’hoſte corteſe:
Poi ſenza indugio la doue ne l’acque
Da nauiganti era aſpettato, ſcefe,
Quiui a grande agio ripoſato giaccg
Métre il corſo del fiume il legno preſe
Che da fei remi ſpinto lieue e ſnello
Pel fiume andò come p l’aria augello.
[53]
Coſi toſto come hebbe il capo chino
11 cauallier di Francia adormètoſſe,
Importo hauèdo giá, come vicino
Giungea a Ferrara, che ſuegliato foſſe:
Reſto Melara nel lito mancino
Nel lito deſtro Sermide reſtoffe,
Figarolo e Stellata il legno paſſa
Oue le corna il Po iracòdo abbaſſa.
[54]
De le due corna il nocchier pſe il deſtro
E laſcio andar verſo Vinegia il manco:
Paſſo il Bondeno, e giá il color cileſtro
Si vedea in oriéte venir manco:
Che votando di fior tutto il caneſtro
l’Aurora vi facea vermiglio e bianco,
Quando lontan ſcopredo di Thealdo
Ambe le rocche il capo alzo Rinaldo.
[55]
O Citta bene auenturoſa (diſſe)
Di cui giá il mio cugino Malagigi
Cotemplando le ſtelle erranti & ſiſſe
E cóſtringendo alcun ſpirto indouino
Ne i ſecoli futuri miprediſſe
(Giá ch’io facea co lui queſto camino)
Ch’anchor la gloria tua ſalira tanto
C’haurai di tutta Italia il pgio e’l vanto.
[56]
Coſi dicèdo epur tutta via in fretta
Su ql battei che parea hauer le penne
Scorrèdo il Re de ſiumi, all’iſoletta
Ch’ alla cittade e piú propinqua, véne,
E be che foſſe allhora erma e negletta
Pur s’ allegro di riuederla, e fenne
Nò poca feſta: che ſapea quanto ella
Volgèdo glianni faria ornata e bella.
[57]
Altra ſiata che ſé queſta via
Vdi da Malagigi: ilqual ſeco era,
Che ſettecètovolte che ſi ſia
Girata col Monton la quarta ſphera
Queſta la piú ioconda iſola ſia
Di quante cinga mar ſtagno o riuiera
Si che veduta lei no fará ch’oda
Dar piú alla patria di Nauficaa loda.
[58]
Vdi che di bei tetti poſta inante
Sarebbe a qlla ſi a Tiberio cara:
Che cederian l’Heſperide alle piante
C’hauria il bel loco, d’ogni ſorte rara:
Che tante ſpetie d’animali, quante
Vi ſien, ne í madra Circe hebbe ne i hara
Che v’hauria co le gratie e con Cupido
Venere ſtaza, e no piú í Cypro o I Gnido