Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/587


 [43]
Ah laſſo, da quel di con lui dimora
     In gran piacere, e di me prede giuoco,
     Et io del mal che procacciammi allhora
     Anchor languiſco, e no ritrouo loco:
     Creſce il mal ſempre, e giuſto e ch’io ne muora
     E reſta homai da 9fumarci poco,
     Bé credo che’l primo anno farei morto
     Se non mi daua aiuto vn ſol cóforto.

 [44]
Il còforto ch’io prendo e che di quanti
     Per dieci anni mai fur ſotto al mio tetto,
     (Ch’a tutti qſto vaſo ho meſſo inanti)
     No ne trouo vn ch no s’ imolli il petto,
     Hauer nel caſo mio còpagni tanti
     Mi da ſra tanto mal qualche diletto,
     Tu tra inſiniti ſol fei ſtato ſaggio
     Che far negaſti il periglioſo faggio.

 [45]
Il mio voler cercar oltre alla meta
     Che de la dona ſua cercar ſi deue
     Fa che mai piú trouare hora quieta
     No può la vita mia, ſia lunga o breue
     Di ciò Meliſſa ſu a principio lieta
     Ma ceffo toſto la ſua gioia lieue,
     Ch’eſſendo cauſa del mio mal ſtata ella
     Io l’odiai ſi, che non potea vedella.

 [46]
Ella d’effer’ odiata impatiente
     Da me che dicea amar piú che ſua vita,
     Oue donna reſtarne immantinète
     Creduto hauea che l’altra ne foſſe ita,
     Per non hauer ſua doglia ſi pſente
     Non tardo molto a far di qui partita:
     E in modo abbadono qſto paeſe
     Che dopo mai p me non ſé n’ inteſe.

 [47]
Coſi narraua il meſto caualliero
     E quando ſine alla ſua hiſtoria poſe
     Rinaldo alquanto ſte fopra pèſiero
     Da pietá vinto: e poi coſi riſpofe,
     Mal conſiglio ti die Melina in vero
     Che d’ attizar le veſpe ti propoſe,
     E tu fuſti a cercar poco auueduto
     Quel che tu haureſti non trouar voluto.

 [48]
Se d’auaritia la tua donna vinta
     A voler fede romperti ſu indutta
     Non t’ ammirar, ne prima ella ne quinta
     Fu de le donne pſe in ſi gran lutta,
     E méte via piú ſalda anchora e ſpinta
     Per minor prezzo a far coſa piú brutta,
     Quanti huomini odi tu che giá per oro
     Han traditi padroni e amici loro?

 [49]
Non doueui aſſalir con ſi ſiere armi
     Se bramaui veder farle difeſa:
     Non fai tu contra l’Oro che ne i marmi
     Ne’l duriſſimo acciar ſta alla conteſa?
     Che piú fallarti tu a tètarla parmi
     Di lei, che coſi toſto reſto preſa,
     Se te altretanto’ haueſſe ella tentato
     Non ſo ſé tu piú ſaldo ſoſſi ſtato.

 [50]
Qui Rinaldo ſé ſine, e da la menſa
     Leuoſſi a vn tèpo: e domando dormire,
     Che ripoſare vn poco, e poi ſi péſa
     Inanzi al di d’ unhora o due partire,
     Ha poco tempo, e’l poco e’ ha diſpèfa
     Co grS miſura, e in van noi laſcia gire,
     Il Signor di la détro, a ſuo piacere
     Diſſe che ſi potea porre a giacere.