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Ah laſſo, da quel di con lui dimora
In gran piacere, e di me prede giuoco,
Et io del mal che procacciammi allhora
Anchor languiſco, e no ritrouo loco:
Creſce il mal ſempre, e giuſto e ch’io ne muora
E reſta homai da 9fumarci poco,
Bé credo che’l primo anno farei morto
Se non mi daua aiuto vn ſol cóforto.
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Il còforto ch’io prendo e che di quanti
Per dieci anni mai fur ſotto al mio tetto,
(Ch’a tutti qſto vaſo ho meſſo inanti)
No ne trouo vn ch no s’ imolli il petto,
Hauer nel caſo mio còpagni tanti
Mi da ſra tanto mal qualche diletto,
Tu tra inſiniti ſol fei ſtato ſaggio
Che far negaſti il periglioſo faggio.
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Il mio voler cercar oltre alla meta
Che de la dona ſua cercar ſi deue
Fa che mai piú trouare hora quieta
No può la vita mia, ſia lunga o breue
Di ciò Meliſſa ſu a principio lieta
Ma ceffo toſto la ſua gioia lieue,
Ch’eſſendo cauſa del mio mal ſtata ella
Io l’odiai ſi, che non potea vedella.
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Ella d’effer’ odiata impatiente
Da me che dicea amar piú che ſua vita,
Oue donna reſtarne immantinète
Creduto hauea che l’altra ne foſſe ita,
Per non hauer ſua doglia ſi pſente
Non tardo molto a far di qui partita:
E in modo abbadono qſto paeſe
Che dopo mai p me non ſé n’ inteſe.
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Coſi narraua il meſto caualliero
E quando ſine alla ſua hiſtoria poſe
Rinaldo alquanto ſte fopra pèſiero
Da pietá vinto: e poi coſi riſpofe,
Mal conſiglio ti die Melina in vero
Che d’ attizar le veſpe ti propoſe,
E tu fuſti a cercar poco auueduto
Quel che tu haureſti non trouar voluto.
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Se d’auaritia la tua donna vinta
A voler fede romperti ſu indutta
Non t’ ammirar, ne prima ella ne quinta
Fu de le donne pſe in ſi gran lutta,
E méte via piú ſalda anchora e ſpinta
Per minor prezzo a far coſa piú brutta,
Quanti huomini odi tu che giá per oro
Han traditi padroni e amici loro?
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Non doueui aſſalir con ſi ſiere armi
Se bramaui veder farle difeſa:
Non fai tu contra l’Oro che ne i marmi
Ne’l duriſſimo acciar ſta alla conteſa?
Che piú fallarti tu a tètarla parmi
Di lei, che coſi toſto reſto preſa,
Se te altretanto’ haueſſe ella tentato
Non ſo ſé tu piú ſaldo ſoſſi ſtato.
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Qui Rinaldo ſé ſine, e da la menſa
Leuoſſi a vn tèpo: e domando dormire,
Che ripoſare vn poco, e poi ſi péſa
Inanzi al di d’ unhora o due partire,
Ha poco tempo, e’l poco e’ ha diſpèfa
Co grS miſura, e in van noi laſcia gire,
Il Signor di la détro, a ſuo piacere
Diſſe che ſi potea porre a giacere.