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Giá con mia moglie hauedo ſimulato
D’ eſſer partito e gitone in Leuante,
Nel giouene amator coſi mutato
L’andar la voce l’habito e’l ſembiaute,
Me ne ritorno, & ho Melitta a lato
Che ſera trasformata e parea vn fante:
E le piú ricche geme hauea con lei
Che mai madaffin gl’Indi o gli Erithrei
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Io che l’uſo ſapea del mio palagio
Entro ſicuro, e vien Meliſſa meco,
E madonna ritrouo a ſi grande agio
Che non ha ne ſcudier ne dona ſeco,
I miei prieghi le eſpògo, Idi il maluagio
Stimulo inanzi del mal far le arreco
I Rubini i Diamati e gli Smeraldi
Che moſſo harebbon tutti i cor piú ſaldi
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E le dico che poco e queſto dono
Verſo quel che ſperar da me douea,
De la comoditá poi le ragiono
Che nò v’ eſſendo il ſuo marito hauea,
E le ricordo che gran tempo ſono
Stato ſuo amante com’ella ſapea,
E che l’amar mio lei con tanta fede
Degno era hauer al ſin qualch mercede.
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Turboſſi nel principio ella nò poco,
Diuène roſſa, & aſcoltar non volle:
Ma il veder ſiameggiar poi come fuoco
Le belle geme, il duro cor ſé molle,
E co parlar riſpoſe breue e ſioco
Quel che la vita a rimébrar mi tolle,
Che mi cópiaceria quando credeſſe
Ch’ altra perſona mai noi rifapeffe.
[39]
Fu tal riſpoſta vn venenato telo
Di che me ne ſenti l’alma traffiſſe,
Per l’oſſa andomi e per le vene vn gielo,
Ne le fauci reſto la voce ſiſſa,
Leuando allhora del ſuo incanto il velo
Ne la mia ſorma mi torno Meliſſa,
Penſa di che color doueſſe farſi
Ch’in tanto error da me vide trouarſi.
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Diuenimmo ambi di color di morte
Mutti ambi, abi reſtia co gliocchi baffi,
Potei la lingua a pena hauer ſi ſorte
E tanta voce a pena ch’io gridaſſi,
Me tradireſti dunq3 tu Coforte?
Qn tu haueſſi chi’l mio honor copraſſi ?
Altra riſpoſta darmi ella non puote
Che di rigar di lachryme le gote.
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Bè la vergogna e assai, ma piú lo ſdegno
Ch’ella ha da me veder farſi qlla onta,
E multiplica ſi ſenza ritegno
Ch’in ira al ſine e in crudele odio mota,
Da me ſuggirſi toſto fa diſegno,
E ne l’hora che’l Sol del carro ſmonta
Al fiume corſe, e in vna ſua barchetta
Si fa calar tutta la notte in fretta.
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E la matina s’ appreſenta auante
Al cauallier che l’hauea vn tèpo amata,
Sotto il cui viſo ſotto il cui ſembiante
Fu cotra l’honor mio da me tentata,
A lui che n’era ſtato & era amante
Creder ſi può che ſu la giunta grata,
Quindi ella mi ſé dir, ch’io no ſperaffi
Che mai piú foſſe mia, ne piú m’amaffi.